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Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV

From : Roberto Macchi              2:331/102               04 May 91  01:48:00 
To   : Tutti
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           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 1

    Avvenne  un  di' che Pisanone figlio di  Giuditta  figlia  di
Mileno  mori',  ed il popolo pianse 16 notti e  64  giorni,  indi
esausto ando' in massa al tempio a parlare coi dotti.

    In quei tempi era sacerdote Iuvenio Ascaro figlio di  Iuvenio
Minore, uomo dotto ed addentro alle secrete cose.

    Il popolo si raduno' attorno ad Iuvenio ed Iuvenio tacque.

    "Cosa  faremo noi, senza un Boss ?" disse un giovane  scalzo,
"Chi  guidera'  i nostri passi ?" gli chiese  un  vecchio  laido,
"Come  cresceranno  i  nostri figli ora ?"  supplico'  una  donna
incinta.

    Iuvenio   Ascaro,  si  alzo'  e  disse  "Perche'   cosi'   mi
interrogate  o uomini stolti ? Perche' versate lacrime ?  Non  e'
forse scritto chi piu' si umilia piu' sara' umiliato ?" e vedendo
che  il popolo ascoltava rapito prosegui' "Pisanone e' morto,  ma
io vi annuncio la venuta di un nuovo Boss.

    Quando  la  nera terra brillera' sotto la seconda  luna  egli
giungera' a noi e tutti potremo riconoscerlo giacche' leggera'  i
libri  sacri  senza consultare gli oracoli e  ci  guidera'  verso
nuove  terre" cosi' disse Iuvenio Ascaro e detto cio' si alzo'  e
usci' dalla terra di Mileno e nessuno piu' lo vide.

   Pasqualone, fratello di Pisanone, figlio di Giuditta udite  le
parole  di Iuvenio chiamo` i suoi servi e gli disse di  portargli
una pentola ricolma di grasso, nell'intimita' della sua reggia.

    Quando  i  servi  recarono la pentola di grasso  egli  vi  si
immerse  e  secondo la tradizione fu cosi' unto  Boss,  il  sacro
untore riverso' il grasso in una coppa e disse "Cosi' col  grasso
io  ti ungo Boss in nome del Signore degli Oracoli" e detto  cio'
bevette.

    Ma  quella notte nel sonno Iuvenio apparve al sacro untore  e
gli  disse  "Ungendo Pasqualone hai offeso il  Signore,  mai  piu'
ungerai Boss perche' le tue labbra ora sono immonde." ed il sacro
untore destatosi pianse che le sue labbra erano immonde.

    Pasqualone  seppe del sacro untore e lo fece chiamare e  cosi'
gli disse "Perche' tu piangi sacro untore, notte di gaudio ti  ha
recato  dolore,  il  sacro  unto  del  mio  corpo  non  ti  giova
glorificando il Signore ?"

    "Pasqualone  il  tuo unto e' immondo, ed immonde  ora  le  mie
labbra  che  l'hanno toccato; dispera che alla seconda  notte  di
sfavillio lunare un nuovo Boss giungera' a reclamare le terre  di
Mileno  e  Giuditta." questo disse il sacro untore,  e  Pasqualone
adirato da tali parole lo investi'.

    Il  popolo  soffriva quei giorni, oppresso  dagli  stenti  ed
umiliato dall'opulenza delle feste alla corte di Pasqualone.

    Pasqualone  uccise  sessantaquattro  volte  sedici  uomini  in
quattro maniere diverse:

    I  primi li appese per gli alluci sulle vasche dei bagni  col
capo intinto nel candido latte e cosi' li annego'.

    I  secondi rinchiusi nelle stalle dei sacri elefanti  vennero
asfissiati dagli umori venefici.

    I terzi li arse nella pira funeraria del sacro untore.

    I quarti li fece squartare in quattro quarti e ogni quarto fu
appeso su una delle quattro porte della reggia.

    In  quello  stesso  periodo Pino, nato  da  Juppi  figlio  di
Armando  figlio di Lida figlia di Marta, traversava le  terre  di
Mileno e Giuditta per recarsi al tempio.


--- ME2
 * Origin: Non andate mai a letto con gente piu` strana di voi (2:331/102)



From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  09:21:00 
To   : Pietropaolo Bianchi
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 PB> arf arf e poi e poi? come continua? Vogliamo il seguito!


           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 2

Pino Gervasino giovane fedele ottemperava ad i suoi doveri, ma il  suo
giovane  cuore  aspirava a correre ancora la  prateria  dove  era
cresciuto.

Giunto  al crocevia che biforca la via da Jabha per le  terre
sacre, incontro' un vecchio obeso caduto in una pozza di melma.

Gervasino  arresto'  il  suo elefante e sceso a  terra  aiuto'  il
vecchio ed il vecchio disse "Tu sei Gervasino nato da Juppi figlio  di
Armando figlio di Lida figlia di Marta madre dei Juppis."

E Gervasino sorpreso "Come fai tu vecchio obeso a sapere  chi  io
sono ?"

Ma il vecchio continuo' "Gravi prove ti attendono nelle terre
di  Mileno  e Giuditta, ma aspetta qui in questa pozza  di  melma
immonda  quattro notti a giungere a Gioma, attendi che  la  notte
sia salda e la luna lucente, cosi' giungerai a Giuditta il quarto
giorno."

"Tieni questo libro senza parole per gli oracoli" e porse  un
libro  azzurro a Gervasino "questo libro tu porterai al tempio  ed  il
libro  portera'  te al Tempio" e detto cio' il vecchio  obeso  si
sollevo'  dalla pozza di melma, la sua epa tronfia si  gonfio'  e
divenne una palla di lardo.

Gervasino  colpito da quel prodigio era intimorito ed urlo'  "Come
posso io sapere se tu sei un servo del Signore od un prodigio  di
magia"  e la palla si sollevo' e brillo' e soffrisse e disse  una
voce profonda "Tu che sai delle scritture senza parole sai di  me
che sono il tuo Signore"

Gervasino  cadde  in ginocchio e ripete due volte "In  verita'  io
sento  nel  mio cuore che tu sei il Signore degli  oracoli  senza
labbra."  e  detto  questo  la seconda volta  si  fece  il  segno
dell'oracolo senza labbra e la palla lucente scomparve.

Cosi' Gervasino si stese nella pozza ed ivi dimoro' quattro  notti
ed  al sorgere del quarto giorno indi si sollevo' dalla  melma  e
pregando si diresse a Gioma.

Giunto  alle porte Gioma un giovane vestito coi colori  rosso
ed azzurro gli venne incontro e lo saluto' "Salve a te o Gervasino, le
cui  vesti  maleodoranti nascondo il  profumo  dell'anima  eletta
grandi  cose  ti attendono a Gioma e sarai  prodigo  di  mirabili
imprese  prima che la luccicante luna sia alta in cielo" e  detto
cio' il giovane prosegui' ed le nuvole che oscurarono il cielo si
squarciarono a liberare la luna luminosa.

E  le tenebre quasi cedettero a tale splendore ed  il  popolo
che osservava triste l'orizzonte della seconda luna si  rallegro'
e disse "Se la terra brilla dello splendore celeste e' segno  che
il  Signore ha inviato un nuovo Boss" ed ancora "Esultiamo che  i
giorni del dolore volgono al termine".

Ed il popolo corse alle sedici porte di Gioma e scrutando  le
carovane in arrivo cercava di riconosce il Boss del Signore.

E Gervasino  entrato  in  citta` fu  subito  notato  per  il  suo
portamento e tutti lo guardavano.

Grande  fu il visibilio quando Gervasino giunto innanzi al  tempio
trovo' subito un posto per il suo Elefante.


--- QM v1.00
 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100)



From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  14:27:00 
To   : Tutti
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           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 3

Ma  giunse  in  quel momento un Elefante con  le  guardie  di
Pasquinone inviate per catturare il Boss del Signore.

E  la guardia minaccio' Gervasino dicendo "Chi sei tu  dal  grande
fetore che giungi in codesta notte col tuo elefante in Gioma ?"

Ma  Gervasino che sentiva salda su se la mano del Signore  rispose
"Io  sono  Gervasino, nato da Juppi figlio di Armando figlio  di  Lida
figlia  di Marta, giunto dalla lontana Jabha per rendere lode  al
Signore tramite gli oracoli."

Il  capo  delle  guardie impaurito ordino'  ai  suoi  soldati
"Prendiamo  questo Gervasino e rinchiudiamolo, egli giunto a Gioma  ha
gia' radunato folla e reca disturbo al popolo."

"Io vengo in nome del Signore degli oracoli senza labbra,  la
cui gloria e' lucente come una lama sguainata nel deserto." disse
il  figlio di Juppi e sguaino' la spada il cui  splendore  offese
gli occhi dei soldati che caddero in ginocchio.

"Prendiamo  questo Gervasino e rinchiudiamolo, giacche'  bestemmia
Iddio il Signore degli Oracoli senza bocca" ordino' il capo delle
guardie,  ma  i  soldati  non si mossero e  si  fecero  il  segno
dell'oracolo.

Il  guardiano estrasse la spada ed incalzo' Gervasino, ma la  mano
del Signore era su Gervasino ed il guardiano fu trafitto.

E  Gervasino  entro' nel tempio mentre tutti esultavano  e  giunto
dinnanzi  al  nuovo sacerdote Iuvenio Bosso figlio  di  Iuvenio
Ascaro prole di Iuvenio Minore questi lo saluto' dicendo "Salve a
te o Gervasino, caro ad Iuvenio Ascaro ed a lui ignoto, caro al popolo
ed a lui nuovo, potente perche' potente e' la mano del Signore."

E  Gervasino  si  fece  il segno dell'oracolo  ed  il  Iuvenio  lo
ripete',  e  Gervasino  segno' l'oracolo e tutto il  popolo  fuori  si
segno'.

E  estratto  il libro sacro disse "Questo libro  parla  senza
labbra con le parole dell'oracolo che non favella; il Signore  me
lo  diede  ed  io lo lessi nel sonno con l'aiuto  dei  servi  del
Signore".

"E'  un  cantico di lode le cui parole vi  predico  affinche'
riconosciate  in  me l'operato del Signore" e si  fece  il  segno
dell'oracolo, ma non segno' l'oracolo che il tempo era poco.

"Popolo  di Gioma, sventurata che diede i natali ad  un  unto
immondo.

Io vi reco Gervasino affinche' vi riporti sulla strada che porta a
me, vi conduca in terre ricche di elefanti e di ricchezze."

E porto' il libro all'oracolo che lo lesse ed Iuvenio ripete'
le parole per il popolo ed il popolo esulto' che la profezia  era
compiuta.

Pasquinone udi' dai suoi servi del prodigio e fatta cintare la
reggia  impugno'  il sacro topo bianco ed cerco'  di  calmare  la
folla che circondava il palazzo.

Gervasino giunto sul suo elefante scese ed urlo' alle guardie  del
palazzo di gettare le armi ed aprire le porte giacche' era giunto
il nuovo Boss inviato dal Signore

"Gettate  le  armi  ed aprite le porte cosi' che  io  sia  il
vostro Boss e rinnegate il male o sarete perduti."


--- QM v1.00
 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100)



From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  14:28:00 
To   : Tutti
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           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 4

    Seicentoquaranta  uomini  gettarono  le armi  ed  corsero  ad
aprire  le  porte, ma trecentotrentatre'  fedeli  all'immondo  li
assalirono e lottarono.

E prima che la luna fosse alta in cielo Gervasino disse "I  giusti
che  lottano per il Signore nel palazzo sono protetti dalla  mano
del  Signore"  e  salito sull'elefante lo  fece  barrire  e  quel
barrito poderoso acceco' i perduti che impazziti caddero a  terra
tra  orrende  convulsioni "Cosi' la voce del Signore e'  cara  ai
giusti  cosi'  la voce del Signore e' tremenda per  gli  immondi"
cosi' parlo' Gervasino.

Ma Pasquinone che si turava gli orecchi con la cera bestemmio'
il nome del Signore dalla torre alta del palazzo dicendo "Tu  che
sei il Boss del Signore salva i tuoi fedeli dalla mia ira e salva
te  stesso  dalla mia potenza" pronunziate queste parole  con  la
spada trafisse tre vergini fedeli al Signore.

E Gervasino sali' sulla torre alta del palazzo ed uccise Pasquinone
con  la spada lucente, fatto cio' chiamo' i servi ed ordino'  che
ogni  donna fosse sepolta in una diversa fossa con sopra  scritto
"Amai  il Signore grandemente e per lui grandemente  soffrii  ora
grandemente godo nel suo regno".

Chiamato il servo piu' immondo del palazzo, noto col nome  di
Dienolo lo  fece lavare e staffilare dalle vergini  sacre,  indi
vestire con vesti cucite in oro.

Il figlio di Juppi disse a lui "Ora che sei mondo, mai essere
fu  piu'  puro di te, tu Dienolo figlio del fango  le  tue  sante
labbra pasci del sacro grasso della mia pelle unta".

E  con la pelle ancora satura della buca di melma si  immerse
Gervasino  nella pentola di grasso e Dienolo ne bevette a  gran  sorsi
tanto che il livello della pentola calo' di quattro miligi.

"In verita' mai grasso fu piu' dolce per alcun sacro  untore,
ed io cosi' ti ungo Boss del Signore, mondato che sono dalla  sua
bonta'".

Gervasino scelte sedici vergini del popolo le fece denudare  nelle
sacre  vasche  e  donando ventiquattro perle di  oro  zecchino  a
ciascuna gli disse "Ognuna di voi rechera' venti quattro perle di
oro zecchino a me ogni notte raccogliendole per le strade in nome
del Signore; e ogni perla gravida sara' di altre ed ognuna di voi
portera' ricchezza ad Gioma.

Ma  le vostre perle, quelle che io vi dono, mai cedetele  che
tutto quanto avete raccolto sara' altrimenti sperso al vento."

Ed  ogni perla compensera' un torto o alleviare'  un  dolore,
cosi' sara' Gioma risanata quattro volte per le sue sofferenze  e
sara' chiamata la citta' dell'oracolo senza labbra che reca perle
d'oro zecchino ed ogni fedele vi giungera' per donarvi perle."

Cosi' ogni vergine scelta reco' in capo a sedici giorni tante
perle quanto predetto, e, tutte, colmarono una coppa di alabastro
di   centoquarantasettemilaquattrocentocinquantasei   sfere    di
perfetto oro ricolme di madreperla.

Le  perle sanarono la citta', la fecero ricca ed armarono  un
esercito  di  ottomila  elefanti e  sedicimila  uomini,  Gervasino  lo
condusse contro la citta' di Rutilia e ne vinse sul campo le forze.


--- QM v1.00
 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100)



From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  17:43:00 
To   : Tutti
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           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 5

"Generali  delle truppe di Gervasino, fedeli del  Signore  mandate
ambasciatori a Rutilia che trattino la pace, giacche' l'oracolo  di
Rutilia e' caro al Signore e noi non lo conquisteremo con l'acciaio
se potremo averlo con l'oro" disse Gervasino Boss del Signore.

Ma  gli  ambasciatori tornarono da Gervasino dicendo  "Signore  di
Gioma,  Rutilia e' ricca di oro e di orgoglio e salde le  sue  mura
ancorche'  prive della forza perduta in battaglia, l'oracolo  del
Signore e' prigioniero nelle segrete della cittadella e  minaccia
di morire se attacheremo le mura."

Il   Signore  di  Gioma  dormi'  quattro  notti  sudando   ed
ansimando,  alla fine della quarta, quando il sole gia'  balenava
all'orizzonte egli fece un sogno.

Gervasino  su di una palla in cima ad un irto monte  osservava  il
sole nascente che parlava senza labbra "Tu che sei Gervasino, nato  da
Juppi  figlio di Armando figlio di Lida figlia di Marta,  ascolta
le mie parole e guarda la palla su cui siedi" ed egli guardo'  la
palla  e la palla immota vibro' sotto il suo sguardo, e  Gervasino  si
calmo' perche' il Signore era con lui e l'aiutava.

Il  giorno seguente Gervasino ando' al tempio indossando le  vesti
sacre  con il sacro topo bianco nella destra e disse  ad  Iuvenio
Bosso,  "Oh grande sacerdote, parla all'oracolo  senza  labbra,
che  la tua voce, ancorche' privo di orecchi, e' l'unica  che  lo
puo' raggiungere"

"E  che potro' dire io, oh Gervasino, che tu stesso  non  sapresti
dirgli col calore del Signore stesso."

"Tieni  questo  sacro libro" disse prendendo un  libro  sacro
dagli scaffali "e daglielo quando il cielo sara' luminoso per  la
ottava ora, io a Rutilia liberero' un oracolo.

"Mio  Boss, grande Gervasino, che potra' mai questo vecchio  libro
sacro dire all'oracolo che gia' non sappia ?"

"Con il sacro topo bianco disegna un cerchio ed indi  ponigli
occhi e labbra ed orecchie, e nel cerchio un albero di olivi come
quello  che  sorge un quarto di miglio verso  Rutilia  e  l'oracolo
sapra'."  e diede il sacro topo bianco all'oracolo che  poso'  il
suo topo bianco e bacio' la mano di Gervasino.

"Mai sacerdote tocco' il sacro topo bianco del Boss, tu  solo
che  ascolti le parole dell'oracolo prima che le legga  puoi  far
questo,  io caccero' il mio topo bianco in una buca e  terro'  il
tuo finche' vorrai."

E giunta la settima ora Gervasino schiero' dinnanzi a Rutilia  mille
elefanti  e tremila armati e ordino' alle schiere "Uccidete  ogni
uomo  che  incontrate  finche' non sentire  il  canto  del  sacro
elefante,  da quel momento non uccide piu' alcuno  e  difendetevi
solamente che la citta' si sara' arresa."

Giunta  l'ottava  ora Iuvenio Bosso porse  il  sacro  libro
all'oracolo  e  disegnato  un cerchio vi  pose  occhi  labbra  ed
orecchi  ed  all'interno  un  albero di  ulivo  come  quello  che
orgoglioso sorge sulla strada tra Rutilia e Gioma.

E  fatto  questo l'oracolo parlo' parole cosi' dolci  che  le
porte  di  Rutilia  si schiusero e l'armata  di  Gervasino  le  penetro'
uccidendo ogni uomo che incontrava.

Gervasino conquisto' l'oracolo di Rutilia e liberatolo gli porse  il
libro  del  sacro elefante e l'oracolo parlo' con  il  canto  del
sacro elefante e le schiere di Gervasino non offesero piu' alcuno.


           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 6

Caddero  centomila  e duecentoquaranta infedeli di  Rutilia  in
tutto e le schiere contandoli gridarono al prodigio ed invocarono
il Signore ed il suo Boss Gervasino.

"Prendete  le donne di Rutilia fra i sedici ed  i  ventiquattro
anni, e distribuitele fra i soldati." ordino' Gervasino.

Ma il vecchio saggio sacerdote del Signore rinchiuso a  Rutilia
disse  a  Gervasino "Io che sono fedele al Signore ho  una  figlia  di
Sedici anni, risparmiala" e disse un vecchio amico del  sacerdote
"Io  che  sono amico del sacerdote del tuo dio ho una  figlia  di
ventiquattro anni, risparmiala".

Gervasino rispose "Io sono il Boss del Signore ed il Signore dice:
Le donne dei nemici sono tue se avrai l'ardore di vincerli, calde
scalderanno le carni dei soldati che le hanno liberate dai  falsi
culti.

Ma tu che sei il sacerdote del Signore hai dimenticato le sue
parole,  ed  io Gervasino, nato da Juppi figlio di Armando  figlio  di
Lida  figlia  di Marta, Boss del Signore donero'  tua  figlia  ai
lupanari  del Signore cosi' che abbia a confortare le  carni  dei
fedeli  miseri  e doloranti giacche' crebbe nella  tua  misera  e
traballante fede.

E  tu  che rinneghi il tuo Dio per salvare tua  figlia  sarai
rinnegato  da  lei giacche' coricato fra le  ortiche  sarai  arso
vivo,  a  monito  che  il Signore  e'  clemente  con  coloro  che
l'adorano ma giusto con coloro che lo ignorano.

La  tua  figlia tuttavia sia data alle schiera che  la  salda
schiena  sapra'  reggerne l'impatto ed il suo  portamento  indica
come  non  dispregi  cio', ma la tua minore di  otto  anni  sara'
salvata, perche' il Signore e' misericordioso, e fatta mia  sposa
mi salutera'."

E  la  figlia  del  sacerdote  rinnegato  venne  portata   al
lupanare,  l'amico del sacerdote arso fra le ortiche e la di  lui
figlia ceduta alle schiere.

Ma  la figlia minore, nomata Siria, sposo' Gervasino e lo  saluto'
per duecentocinquantasei notti in fila, e impregnata dal suo seme
gli  genero'  quattro  figli in quattro anni  compiuti  che  ebbe
sedici anni.

Ed  il  regno  di Gioma si estese sulle  terre  di  Rutilia  ed
annesse Jabha senza combattere, e le vicine contrade di Antolia e di
Leta si unirono intimorite dalla potenza del Boss del Signore  ed
armarono   un'armata  di  tredicimila   elefanti,   cinquantamila
soldati.

La vicina citta' di Fidogna che temeva per il suo regno invio'
trentatremila  uomini,  ventisettemila  cammelli  ed  armo'   ben
centosettatre  enormi elefanti gialli dalla coda enorme e  carica
di veleni e pungiglioni.

Dinnanzi  a  quella forza Gervasino raduno' i suoi generali  e  li
incito'   dicendo  "I  nostri  appiedati  sono  solo  un   quarto
dell'armata  nemica  ed i nostri elefanti appena  la  meta',  non
abbiamo nemmeno un agile cammello e per la prima volta incrociamo
gli  enormi  elefanti gialli, ma il Signore ci sorride  e  questo
ottuplica le nostre forze."


--- QM v1.00
 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100)



From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  17:44:00 
To   : Tutti
Subj : ...
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           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 7

"Come  potremo  noi combattere una simile forze  nel  deserto
dove  i  nostri  uomini non possono occultare il  loro  numero  o
nascondere le loro intenzioni ?" chiese un generale.

"A  otto  miglia  da qui si trova un  fiume  sotterraneo  che
emerge per venti volte mille e ventiquattro igigi dal suolo e che
gli  abitanti  delle terre di Rutilia chiamavano  Routento,  noi  ci
ritireremo  oltre  il  Routento e lo  traverseremo  sui  ponti  di
pietra,  e  quando  giungera'  il  nemico  coi  nostri  dardi  lo
finiremo"  cosi'  parlo' il figlio di Juppi e  tutti  i  generali
obbedirono ed ordinarono le truppe per la ritirata.

E  le  forze  di  Gioma si  ritirarono  oltre  il  Routento  e
traversarono  gli  stretti  ponti di  Pietra  con  gli  elefanti,
superato il terrapieno del Routento.

Osservando   la  ritirata  le  forze  di  Carcica  ed  Antolia   li
inseguirono  in  fretta con gli elefanti ed i  cammelli  fin  sul
terrapieno del Routento, ma giunti li' videro come fossero stretti
i ponti di pietra e si arrestarono attendendo i soldati.

Sicche'  vedendo le armate di Gervasino apprestarsi  allo  scontro
scavando   trincee  a  seicentoquaranta  igigi  dal  Routento   si
prepararono  all'assalto lasciando indietro gli  elefanti  gialli
troppo  grossi per i ponti di pietra ed approntarono un ponte  in
legno per questi.

Pronti  che furono si scagliarono attraverso i quattro  ponti
con  cammelli ed elefanti mentre i soldati  lentamente  seguivano
protetti.

E  Gervasino  ordino` alle sue armate "Scagliate  i  vostri  dardi
copiosi  nel cielo che cadano sul nemico e lo disperdano  perche'
solo cosi' potremo portare la lode al Signore di questa vittoria"
e le armate di Gioma scagliarono migliaia di dardi.

Succedeva  cosi' che armate di Antolia e Carcica ridevano  di  quei
dardi giacche' da tale lontananza erano innocui contro i cammelli
e contro gli elefanti, ma il Signore pose la sua mano sui dardi e
questi colpendo il Routento lo incendiarono e Gervasino sorrise.

"Oh Signore degli oracoli senza labbra, benedetta la tua mano
che guida i nostri dardi ed incendia le torbide acque del Routento
incendiando  e  tonando" ed il Routento brucio' e tuono'  ed  ogni
cammello cadde al suolo senza piu' alzarsi e le armate di Antolia  e
Carcica arsero.

"Beato  te, Signore di Gioma, che fai ardere gli elefanti  ed
atterri  i  cammelli."  e il Routento tuono'  ancora,  e  scaglio'
migliaia di dardi di fuoco che colpendo gli elefanti li arsero, e
dalle  fiamme  nuovi nugoli di dardi  fiammeggianti  nacquero  ad
ardere ancora.

Ed ogni elefante arse, tranne gli elefanti gialli che rimasti
indietro si trovavano aldila' del Routento con le forze di  Fidogna
ed i superstiti delle armate di Antolia e Carcica.

Cosi' le armate di Gioma esultarono ed osservarono il  nemico
in fuga accamparsi aldila' del Routento in fiamme in attesa.

Ed  ogni giorno che passava quattromila e novantasei  soldati
dell'armata nemica fuggivano terrorizzati nel deserto e tutto  il
campo di Fidogna era pervaso dalla paura.

Ed  il Routento arse quattro notti, ed il quinto  giorno  Gervasino
ordino'  ai  suoi  generali di costruire  un  ponte  lucente  sul
Routento  che  ancora ardeva e di assalire il campo nemico,  e  le
fiamme del Routento si aprirono al passaggio dell'armata di Gervasino.


           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 8

Cosi'  colpiti di sorpresa vennero uccisi tutti i soldati  di
Antolia  e  di Carcica e catturati ventitremila uomini di Fidogna  e  la
meta' degli elefanti gialli dalle code velenose fu preda di  Gervasino
mentre l'altra meta' cadde arsa, immota per la sete.

Ed  il Generale Salsonio, distintosi sul campo, chiese a  Gervasino
"Oh  Boss  di Gioma, figlio di Juppi, che dovremo  noi  fare  dei
ventitremila prigionieri che bestemmiano il Signore e si rotolano
nella sabbia per la sete?

E  cosa faremo degli elefanti gialli che gli uomini  guardano
con sospetto e di cui temono le enormi code accuminate di punzoni
velenosi ?"

"Disseta i prigionieri con la nostra acqua, ma non farli bere
dalle  borracce giacche' essi sono immondi e contaminerebbero  le
truppe,  costruisci una conca e riempila di acqua, di li i  figli
di Fidogna berranno per tacitare la sete.

Fatto cio' conducili a Rutilia come schiavi e li falli battere,
indi  li  impiegherai per costruire un tempio  all'oracolo  senza
labbra di Rutilia." disse cosi' il Boss di Gioma.

"Gli  elefanti gialli dalle code velenose saranno condotti  a
Gioma  ed ivi mostrati al popolo in modo che impari  a  conoscere
queste creature che rigogliose crescono nelle terre dalle  lingue
nere ma che sono sconosciute nei deserti.

Tuttavia ghiacce' la sete degli elefanti gialli e' segno  del
malanimo  del  Signore  verso queste  creature  resesi  serve  di
Fidogna, tu li sacrificherai l'ottava luna nel campo delle lame in
lode  al Signore, e cosi' solamente gli saranno  graditi."  cosi'
parlo' il Boss di Gioma e delle terre di Mileno e Giuditta.

E  gli rispose Salsonio "In verita' la tua saggezza e'  grande
oh figlio di Juppi, caro al Signore".

E Salsonio costrui' una conca, la riempi' di acqua e  disseto'
i  prigionieri, ma questi continuarono a bestemmiare  il  Signore
iddio, sicche' fu giusto il batterli a Rutilia come aveva comandato
Gervasino e laggiu' eressero un tempio per l'oracolo senza labbra.

E  condotti  gli elefanti gialli a Gioma  la  popolazione  li
vide, li tocco' e piu' non li temette, cosicche' fu monda da quel
terrore pagano ed il Signore gradi' ancor piu' il sacrificio.

L'armata  di  Gervasino  avanzo'  nelle terre di  Antolia  e  Leta  e
conquisto' le due citta' in capo a sedici giorni, ma giunto  alle
porte di Fidogna si accampo' poiche' il Signore gli aveva detto di
non lottare per Fidogna.

La  popolazione  di  Fidogna, forte di  molti  uomini  armati,
attendeva  attonita  dagli  spalti l'assalto  di  Gervasino,  ma  Gervasino
obbedi' al Signore e dormi per quattro notti nel campo innanzi  a
Fidogna senza assaltarla.

Regnava  allora su Fidogna, citta' immonda, Giorgio  il  Minore,
ateo bestemmiatore, e giacche' egli temeva per se stesso e per la
sua  carica  decise di trattare con Gervasino o di ucciderlo  con  una
nefanda azione.

Ma  dato che la guardia al campo era stretta ed i  sicari  di
Giorgio  non riuscivano a penetrarlo chiese a Gervasino di  visitare  la
citta' per conoscerne la popolazione dicendo che sperava che cio'
lo movesse a pieta'.


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From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  17:45:00 
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           Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 9

 E  Gervasino secondo il consiglio del Signore accetto' e  visito  con
sedici  guardie  la  citta' di Fidogna sotto  la  guida  di  Giorgio
Minore.

Vide  cosi'  la miseria degli abitanti di Fidogna  e  la  loro
immonda condotta, rotta alle lussuria ed alla violenza  alternata
ad una pigra esistenza.

Visito' i mercati di Fidogna, gonfi di ogni merce e  portatori
di ricchezza per la citta'.

E  vide  il fumo nero che disseta, che avidamente si  beve  a
Fidogna e che rende ebbri.

Alla sera venne invitato al festino del Re Giorgio, ma  ordino'
alle  guardie  di  non  mangiare  o  bere  nulla  perche'  queste
libagioni  erano  immonde ed egli stesso sedette a  tavola  senza
bere e senza mangiare.

"Perche'  offendi  la mia tavola e la mia ospitalita'  e  non
mangi le vivande preparate per te" disse Giorgio adirato, ed allora
Gervasino  prese alla sua destra una porchetta, la taglio' e ne  offri
alle guardie ed egli stesso ne mangio'.

E  prese  indi una brocca di vino acido dei servi  la  verso'
nella  coppa e ne bevve dicendo "Il mio palato ama il vino  acido
delle piantagioni del sud, perdona se noi gente di Gioma gradiamo
solo questo" e ne offri alle guardie che bevvero avidamente.

Ma tutta la tavola era imbandita coi bracieri che generano il
nero  fumo  che  disseta, e tutta la corte  ne  beveva  a  grandi
labbra, cosi' Giorgio disse "Perche' o Boss di Gioma non assaggi il
nero fumo che disseta e porta la felicita' ?"

E Gervasino disse prontamente "Il tuo nero fumo non e' gradito  al
mio  Signore  ed  io non posso berne  sebbene  sia  di  pregevole
qualita', eppure potrei cedere al tuo invito se tu accettassi  un
mio trattato di pace."

Giorgio  il minore, sorpreso dalle parole del figlio di  Juppi,
accondiscese ed ascolto' il trattato "Io berro' il tuo nero  fumo
e  risparmiero' la tua citta' lasciandola libera dall'assedio  se
tu mi condurrai un quarto della meta' delle donne di Fidogna ed un
ottavo della meta' degli uomini scelti tra coloro la cui eta'  e'
compresa  frai  sedici  ed  i  trentadue  anni."  cosi'   dicendo
avvicino'  a  se un braciere e bevve nero fumo e le  sue  guardie
curiose assaggiarono anch'esse il sapore del nero fumo.

"Se  tu  berrai  al braciere di nero fumo  che  ti  offriro',
accettero'  il  tuo  patto, pero' prometti di  fermarti  nel  mio
palazzo  questa  notte, perche' il nero fumo e'  forte  e  dovrai
riposare  comodo." disse il Re di Fidogna, e Gervasino  acconsenti'  ed
invio'  un  servo  per dire all'armata che  avrebbe  dormito  nel
palazzo.

Venne portato un braciere colmo di erba verde che bruciava  e
generava nero fumo spesso e denso, molto piu' forte di quello che
Gervasino aveva assaggiato, e Gervasino lo bevve e si corico' nella  stanza
del Palazzo.

Ventitre'  schiave lo dilettarono in quella stanza  piena  di
cuscini  e  gli offrirono frutta e bevande, ma egli  le  rifiuto'
dicendo  "Perche'  mi  offrite frutta e bevande  voi  schiave  di
Fidogna,  gettattele via e salutatemi" ed ogni schiava  getto'  la
frutta e le bevande e lo saluto' senza posa fino a notte fonda.


          Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 10

Dato che il fiato di Gervasino era ancora saturo del nero fumo che
disseta  le  schiave  caddero presto sazie e  dormirono  ed  alla
quarta  ora del mattino Gervasino nel sonno vide un tondo lucente  che
gli  parlo'  dicendo "Lode a te Gervasino, figlio di  Juppi,  Boss  di
Gioma,  il  Signore  ti  loda  per  la  tua  perspicacia,   dormi
tranquillo,  le tue guardie dormono anch'esse ebbre di nero  fumo
che  disseta,  ma due angeli in forma di bracieri  di  nero  fumo
faranno la guardia alla tua porta.

Costruisci  una citta' presso la vicina cava usando la  gente
di Fidogna e porta via queste schiave mondate dal peccato,  chiama
la  citta  Nordeliga e lascia Fidogna giacche' essa e' immonda  ed  il
Signore non la gradisce."

All'alba  le  guardie si destarono e conscie del  loro  sonno
corsero  nella stanza terrorizzate, ma trovarono Gervasino che  sedeva
fra  le schiave "Non temete guardie per me, che il Signore  degli
oracoli  senza  labbra  ha posto la sua mano su di noi  e  ci  ha
protetti dal nero fumo" disse Gervasino.

Ed il capo delle guardie si getto' in ginocchio' "Quale  pena
potra'  mondarci  dal peccato che abbiamo commesso  o  figlio  di
Juppi".

Ma Gervasino si sollevo' e disse "Alzati mio fedele, giacche'  voi
siete mondi dal nero fumo immondo, la vostra sincera paura vi  ha
ora purificati, altri pagheranno per questo peccato, tornate  con
me  al  campo e riferite del nero fumo che rende  immondi  e  del
dolore che reca ai vostri capi cosicche' non solo sarete puri, ma
preverrete il peccato dei vostri compagni."

E  le  guardie uscirono sbalorditi dalla saggezza di  Gervasino  e
riferirono ai compagni del nero fumo che disseta e rende immondi.

Saputo  Giorgio che Gervasino era sopravvissuto al nero fumo  spesso
che  da'  l'oblio e che i suoi sicari erano caduti  in  catalessi
avvicinandosi alla stanza di Gervasino, si spavento' e corse dal  Boss
di Gioma e gli urlo' "Chi sei tu che disdegni la mia  ospitalita'
rifiuti  le mie bevande migliori, getti via la frutta scelta  per
giacere con queste sgualdrine ?".

Ma  Gervasino ritto gli risposte "Io sono Gervasino, figlio  di  Juppi,
Boss di Gioma e conquistatore di Rutilia, di Antolia e di Leta,  colui
con il quale hai stretto iersera un patto e mi aspetto che tu  lo
osservi,  oh  Giorgio  Minore ateo  bestemmiatore."  e  detto  cio'
lascio'  la  stanza  e torno' al  campo  conducendo  le  ventitre
schiave  pagandole ognuni centoventotto coine d'argento  e  pago'
anche  per  la  creatura che stava crescendo nel  ventre  di  una
schiava e che sarebbe stata anch'essa schiava.

E  dagli spalti Giorgio Minore bestemmiava e tremava  guardando
l'armata  di Gioma che levava le tende e chiedeva "Chi e'  costui
che  risulta tanto scaltro dinnanzi ai veleni?" e interrogava  un
servo  ebbro  di fumo nero "Chi e' costui che  paga  una  schiava
sedici  volte il suo valore, ricco com'e` di schiave?" ed  ancora
diceva ad un cortigiano "Ora saremo distrutti ?", e la sua  corte
chiamava Gervasino "Sentiente" per aver riconosciuto in una schiave il
seme della vita.


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 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100)



From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  17:59:00 
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          Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 11

Sicche'  colto  dal terrore raduno', Giorgio, la sua  gente  in
piazza e scelto un quarto della meta' delle donne della citta' ed
un  ottavo della meta' degli uomini li fece condurre al campo  di
Gervasino come schiavi.

Ed il popolo di Fidogna che era immondo esulto' per la perdita
dei fratelli e delle figlie pensandosi salvo e bevve copiosamente
il nero fumo che disseta.

Allora Gervasino ordino' agli schiavi di recarsi alle vicine  cave
e  di edificare li' una citta' di nome Nordeliga, costruita la  quale
sarebbero stati liberi.

Ed  in capo a otto lune Nordeliga era gia' ricca di palazzi e  di
templi  che  cantavano  lodi al  Signore,  mentre  Giorgio  curioso
guardava dagli spalti il lavoro degli schiavi ed inviava servi  a
spiare.

La  notte dell'ottava luna, una pioggia benefica  irroro'  la
terra  ed  ogni braciere arse di luce nuova generando  nero  fumo
spesso  e tutta Fidogna ne fu pervasa e tutti dormirono  il  sonno
che da' l'oblio.

Gervasino  ordino' agli schiavi "Andate a Fidogna e ripulitela  dai
cadaveri  che  l'ammorbano e portate le ricchezze ad  Nordeliga,  li'
vivrete prosperi lodando il Signore, ora che questa impresa vi ha
mondati.

Giacche'  il  Signore e' stato buono con voi, ma  giusto  con
Fidogna;  sperdetene  la  memoria ed esaltate  Nordeliga  come  citta'
felice."

E  gli  schiavi andarono a Fidogna e la ripulirono,  prese  le
ricchezze le portarono ad Nordeliga che crebbe in sedici anni fino  a
divenire  la  piu' ricca citta' ad Ovest del Routento  e  la  piu'
ricca,  e Nordeliga s'allargo' fino a inglobare le spoglie di  Fidogna
che ne divennero i quartieri poveri.

Cosi'  si  dimenticarono le genti, della citta' di  Fidogna  e
delle sue usanza pagane, ed il nero fumo fu bandito ad est ed  ad
ovest  del  Routento, sicche Gervasino fondo' il regno di  Gioma  e  lo
estese  su  tutto il deserto conquistando le terre del  Sublina  e
della  Mclina  fino al fiume sotterraneo Brigge  e  quelle  dalla
Qmaila  e  della Vumaila fino alla terra che  confina  coll'enorme
fiume Bincleio.

Gervasino, Boss di Gioma, condusse la guerra al nord con i Chattiani
e sposto' il confine sessantaquattromila igigi a nord ottenendo 3
grandi e ricche citta' di quelle lande.

Avvenne  cosi'  che il regno di Gioma crebbe ancora,  e  Gervasino
costrui'  una  flotta di centoventotto navi da guerra  e  annesse
l'isola  di  Sardeia che si sottometteva al suo  regno  in  cambio
della protezione dai pirati.

E le flotte commerciali di Sardeia scortate dalle navi di Gervasino
giunsero  fino  ad  Frodolio  e  conclusero  ricchissimi   traffici
riportanto beni di ogni tipo in patria.

Le  terre  ad Ovest producevano copiose messi ed  il  Signore
sorrideva perche' Gervasino era stato fedele, e Gervasino recava  sacrifici
al suo Dio.


          Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 12

Avvenne  ora  che  un  giorno,  mentre  il  figlio  di  Juppi
cavalcava nel sud del suo regno accanto al mare, il suo  elefante
si imbizzarri' e rovesciatosi al suolo mori'.

"Debbo  intendere  questo come un segno di  malcontento,  mio
Signore,  oppure  come  una prova per la  mia  indegna  persona."
invoco'  Gervasino, e si diresse a piedi verso il vicino villaggio  di
Coordian ove era diretto per incontrare un vecchio amico.

Giunto  a  Coordian,  senza  scorta come  era  suo  solito,  fu
tuttavia   subito   riconosciuto  e  tutti  gli   resero   omaggi
salutandolo  "Boss  del Signore", e giunto alla  casa  dell'amico
questi s'inchino' e disse "Benvenuto te Oh, Gervasino figlio di Juppi,
caro al Signore e suo Boss".

"Lode  a  te buon amico." rispose Gervasino ed entro' ed  i  servi
portarono  libagioni e fu fatta festa sebbene l'amico  non  fosse
ricco.

"O  nobile  amico  di  Coordian, tu  che  mi  hai  insegnato  a
cavalcare le onde, indicami dove io possa fare ancora ora che  il
mio  regno  e'  vasto e la mia gente  felice"  disse  Gervasino  ormai
satollo  di vino dolce, e l'amico rispose "Interroga l'oracolo  o
caro Gervasino e non me, che io sono indegno."

Ma  Gervasino insistette "L'oracolo senza labbra mi condusse  qui,
ed  il mio elefante nuovo cadde esanime a tremila igigi  da  casa
tua, il destino mi e' avverso ma io non vedo nubi, dimmi tu amico
caro dove devo rinforzare gli argini" e cosi' dicendo bevette una
coppa di vin dolce.

"Allora parlero', sebbene io soffra per queste parole e speri
che  siano  solo un falso presentimento del mio  animo:  Le  nubi
provengono dal tuo stesso candido letto giacche' chi vi  giacera'
sara'  figlia di Franzolios il dio pagano ed ella contaminera' le  tue
carni e ferira' i figli di Gioma." e detto cio' si alzo'  l'amico
e lo lascio' solo.

Gervasino cadde in catalessi e dormi' due giorni, destatosi torno'
a Gioma su di un elefante e tutti lo salurano dicendo "Addio Gervasino
Boss del Signore degli oracoli."

A  tre  quarti di strada incontro una  carovana  di  cammelli
guidata  da  Persici che l'assali' ed  uccisi  tredici  Persici
condusse  i superstiti come prigionieri a Gioma  perche'  fossero
puniti.

"Salsonio,  capo dell'esercito di Gioma, conduci le tue  forze
verso  sud  e  sgomina i Persici che  infestano  quelle  terre."
ordino'  al suo generale e questi parti' per il sud e lo  libero'
dai  Persici;  indi  Gervasino  porto'  i  prigionieri  dinnanzi   al
consiglio' e li giudico':

"Persici  del Sud, infedeli, cultori del culto di Franzolios,  il
Signore  degli  oracoli senza bocca vi diede la  possibilita'  di
ravvedervi,  ma  il fetore delle vostre vesti vi  e'  caro;  come
porci dunque d'ora innanzi vivrete schiavi a pulire le cloache di
Gioma." ed i Persici vennero condotti nelle cloache per  pulirle
con gli altri addetti.

Indi prese le donne dei Persici le fece denudare e  frustare
e  gli disse "Ora voi immonde sarete pulite dalla vostra  fede  e
dalla  lascivia e giacerete nei letti degli schiavi per dar  loro
ristoro dopo il lavoro."


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 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100)



From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  18:00:00 
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 Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 13

"Come  potremo  noi donne pagare i nostri peccati  in  questo
modo che ci arreca piacere invece che dolore." chiese una giovane
dal viso coperto e si scopri' e gli occhi di Gervasino si accesero.

"In  verita'  il Signore purifica col piacere oltre  che  col
dolore,  ed  una  volta  purificate  soffrirete  per  la   vostra
punizione." disse gonfio di bramosia il figlio di Juppi

"Ma  siccome  il  Signore e' buono con alcuni  e  giusto  con
altri;  con te sara' buono e ti condurra' nel mio talamo  perche'
tu  mi  saluti." e detto cio' la fece condurre nel  talamo  e  la
saluto' senza alcuna sosta per tutta la notte.

E  Gervasino fu reso immondo da quei saluti ed ella gli disse  "Tu
che sei il Signore di Gioma, fammi tua schiava e mostrami la  tua
potenza."  e Gervasino fece la donna sua schiava e le mostro'  la  sua
potenza  e ricchezza con banchetti e parate e le  dono'  centouno
perle di oro zecchino ripiene di madreperla sicche' da allora  la
donna  venne  chiamata Isella, ovvero colei che  riceve  centouno
perle di oro zecchino.

"Ora  con  questa fortuna io edifichero' un tempio a  te  mio
Signore"  disse  Isella, ma Gervasino le disse "A Gioma si  venera  un
solo  dio, il Signore degli oracoli senza volto" e Isella  chino'
il  capo  dicendo  "Non sei forse tu il  Signore  di  Gioma,  mio
padrone,  che male faro' io innalzando una statua che celebri  la
tua forza." e con le arti sue lo convinse.

Venne eretta una statua alta trentotto igigi nel centro della
piazza  dinnanzi al palazzo, ed intorno alla statua un  colonnato
di fattezze simili a quelle dei templi di Franzolios.

Sicche' i sapienti del templio andarono da Gervasino e gli dissero
"Oh  Boss  di Gioma, nella piazza innanzi al palazzo si  erge  un
colonnato  in onore di Franzolios, che dira' il Signore degli  oracoli
senza labbra."

Ma Gervasino rispose "Il culto di Franzolios e' proibito, in ogni terra
del  regno  di Gioma, ma quel colonnato e' volto ad  esaltare  il
Signore di Gioma figlio di Juppi." a quelle parole i sapienti  si
fecero il segno dell'oracolo e impauriti si ritirarono al tempio.

Disse allora Isella "Perche' non permetti che i tuoi  sudditi
rechino  lode  alla statua, cosi' come io la reco a  te"  e  Gervasino
ordino' che i sudditi recassero lode alla statua pena cento colpi
di verga.

Ed i sapienti vennero battuti e cosi' tanti sudditi fedeli al
culto del Signore degli oracoli.

Si  reco'  allora a palazzo Iuvenio Bosso e  disse  a  Gervasino
"Gervasino, unto Boss di Gioma, fammi battere perche' io non  rendero'
onore  ad un colonnato." e Gervasino lo fece battere, ma quella  notte
pianse perche' si senti' solo.

E  cosi'  quando  Salsonio  torno'  dalla  missione  nel  sud,
rifiutandosi  di onorare la statua, si accampo' lontano da  Gioma
per non entrare in contrasto col suo Boss.

Ma  siccome  Isella era una femmina, essa seppe tenere  a  se
fedele il figlio di Juppi, e salutandolo lo indusse a condurre le
sue forze contro Salsonio, che per evitare lo scontro si arrese  e
fu incarcerato.


 Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 14

E  Isella seppe tessere una rete di cortigiani a  lei  fedeli
intorno a Gervasino e con questi tenne il regno ed impose il culto del
colonnato ovunque pena centouno colpi di staffile.

"Quell'uomo  infame  tramava  contro  di  te  e  tu  lo   fai
rinchiudere, rinnega i tuoi meriti e lo perdoni: uccidilo." disse
Isella a Gervasino ed questi condanno' Salsonio a morte.

"Concedi a me l'onore di liberarti da quel traditore."  disse
Isella e Gervasino le concesse di uccidere Salsonio a suo piacere.

Sicche' Isella ando' nella cella di Salsonio e lo costrinse  a
salutarla con arti magiche, indi lo fece appendere, imbavagliato,
per gli alluci sopra il suo letto per dilettare il suo sonno.

Avvenne  pero' che quella notte Gervasino sogno' un  tondo  oscuro
davanti  a se che diceva "Tu hai peccato o Gervasino figlio di  Juppi,
ma  sei  caro al Signore ripara ai tuoi peccati." e  il  Boss  di
Gioma si senti' rincuorato e fece revocare gli editti di Isella.

Gervasino  nella  notte  uccise tutti  i  cortigiani  fedeli  alla
schiava facendoli soffocare nelle mangiatoie degli elefanti;  gli
elefanti gradirono il pasto quel giorno e cosi' Gervasino seppe che il
suo operato era caro al Signore.

E  subito  irruppe  Gervasino nelle stanze della  schiava  e  fece
liberare   Salsonio  a  cui  chiese  perdono   "Perdono   Salsonio,
comandante  delle forze di Gioma, perdonami come mi  perdono'  il
Signore.".

Salsonio  s'inginocchio'  e  disse  "Perdona  me,  perche'  ho
disperato,  pur  sapendo che la mano del  Signore  degli  oracoli
senza labbra era su di te."

Indi  disse Gervasino adirato alla schiava "E tu o Isella, la  tua
opera  verra' cancellata, ma come potro' mai ripagarti  del  male
che facesti ai figli di Gioma, tu stessa scegli la tua fine ?"

Isella stesa sul letto si getto' in ginocchio allora dinnanzi
al  figlio di Juppi e lo supplico' lungamente, ma compresa la  di
lui  ostinazione si rissolevo' e sprezzante gli disse "Oh  figlio
di  Juppi, da Boss di questa citta' io ti innalzai a  Signore  di
Gioma e piu' ad imperatore e Dio e piu' ancora ti innalzai a  mio
Padrone, che volevi dunque ancora che tu non possedevi ?

Io  saziero'  la  tua curiosita', volevi  il  peccato  ed  il
rimorso, io strumento di forze celesti ti recai questo dono,  ora
ecco la mia ricompensa.

La  mia pena sia degna di me, fammi legare nuda ad un  albero
del  cortile  e  cospargi  il mio corpo di  miele  cosi'  che  le
formiche rosse possano darmi quelle sensazioni che i tuoi  saluti
mai mi concessero."

E  questo  ordino'  Gervasino ed ossevo' le sue  urla  ed  i  suoi
lamenti  mentre le rosse formiche pizzicavano la tenera  carne  e
piccole   macchie  di  rosso  sangue  intaccavano  quel   candore
apparente.

Ma Gervasino era ancora ferito ed ordino' ai servi "Basta liberate
la  schiava e conducetela sulle montagne di Affa in una grotta  e
li'  lasciatele  viveri per centoventotto  giorni  sicche'  possa
vivere  senza  recare danno alcuno, poiche' essa  prende  piacere
dalla  sua  pena  invece che dolore." ed il  Signore  soffri'  di
quelle  parole  perche' aveva visto che Gervasino non  era  mondo,  ma
amava ancora il peccato.


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 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100)



From : Roberto Macchi              2:331/102.100           06 May 91  18:00:00 
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          Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 15

Ed  il regno di Gervasino prosegui' privo del brillante  sfavillio
che conobbe prima del peccato, ed il Signore era triste perche' i
figli  di  Gioma non erano felici e perche' Gervasino non  aveva  piu'
avuto gioia.

Le  sacre vergini che servivano il Signore per  quattro  anni
raccimolando  perle ed indi cedevano l'incarico a  nuove  vergini
avrebbero concluso il loro compito col termine dell'anno, ma  fra
loro vi era preoccupazione: raccimolavano a stento ormai la  loro
parte,  e gli oracoli senza labbra dicevano che presto  tristizia
avrebbe colpito quella terra.

Cosicche' il sacerdote Iuvenio Bosso si congedo' dal tempio
dicendo  "Lascio  questo  tempio perche' per  trentadue  lune  il
dolore  tocchera'  il regno di Gioma, quando tornero'  il  dolore
sara'  passato."  e  tutti i sapienti  furono  tristi  privi  del
sacerdote.

Iuvenio  Bosso  ando'  al palazzo e  saluto'  Gervasino  dicendo
"Addio Gervasino nato da Juppi figlio di Armando figlio di Lida figlia
di  Marta,  caro mi fosti quanto caro al  Signore  degli  oracoli
senza  labbra, ed i tuoi peccati piu' non ricordo,  salutami  ora
che  piu' non mi vedrai." e Gervasino lo saluto' e gli  chiese  ancora
perdono.

Una voce popolare diceva che la prima vergine che non  avesse
conquistato la sua quota sarebbe stata dannata ed alcune  vergini
lo credevano.

Avvenne cosi' che quella notte, in cui la tristizia dei tempi
era stata particolarmente grave, una vergine manco' di recare  la
ventiquattresima  perla  e dovendo tornare al  palazzo  cadde  in
disperazione  sicche' invece di pregare il Signore degli  oracoli
prese una sacra perla di Gervasino e la aggiunse alle altre.

Ma la pagana profezia era assai meno potente di quella  santa
e   benedetta   del  Signore  e  cosi'  un   sedicesimo   di   un
ventiquattresimo del regno, quella notte, fu disperso in cenere.

Ed  una  parte corrispondente dei campi disecco',  ed  uguale
percentuale di bimbi mori', ed i commerci rattrapirono.

Ogni  notte  che  passava tanto andava perso,  e  la  vergine
colpevole non osando confessare la sua colpa si uccise gettandosi
sotto un sacro elefante del corteo reale.

La fame colpi' le citta' lontane del regno, il terrore invase
le armate e Salsonio dovette rinforzare i confini del Nord e tutto
il regno soffri' per trentadue lune.

Gervasino raccolse allora il popolo di Gioma davanti al Templio  e
disse  "La  mia profezia di sciagura e' compiuta,  essa  portera'
Gioma  alla rovina oppure scomparira' col mio incarico." e  detto
cio' chiamo' il figlio maggiore avuto da Siria che compiva allora
sedici anni e lo porto' dall'oracolo senza labbra.

"Io  qui ti conduco perche' tu legga dai libri  senza  parole
cio' che sanno leggere solo gli oracoli senza labbra" e porto' il
sacro  libro bianco all'oracolo, si fece il segno dell'oracolo  e
segno' il figlio e tutto il popolo tacque ammirato.


          Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 16

Ma  anche  il figlio tacque, sicche' tutto il popolo  per  un
istante si dispero'.

"Non disperare popolo, i figli di Gioma esultino, perche'  io
non  leggo i libri senza parole, ma li scrivo." e detto  cio'  il
figlio  di  Gervasino lesse ad alta voce le  parole  dell'oracolo  che
cantavano lodi al Boss di Gioma e ripreso il libro lo segno' e lo
rese all'oracolo.

Ed  egli stesso fece il segno dell'oracolo e disse  "Io  sono
Vertilio,  figlio di Gervasino nato da Juppi figlio di Armando figlio  di
Lida  figlia  di Marta, e per volonta' del Signore  e  gioia  dei
figli di Gioma sono il nuovo Boss." e tutti lessero  sull'oracolo
la lode a Vertilio Boss di Gioma.

Ed il cielo si oscuro' lasciando trafilare una luce solamente
che  colpiva il capo di Vertilio, cosi' fu che Gioma ebbe  un  nuovo
Boss e la profezia fine.

Il  sacro untore unse cosi' Vertilio, dopo aver unto  Gervasino  anni
prima, e disse "Oh dolce unto di questa pentola, dolce come  solo
poteva essere l'unto della stirpe di Gervasino, ma ancora piu'  dolce,
ora,  perche'  dolce  sei agli occhi del Signore  nuovo  Boss  di
Gioma." e Vertilio usci' dalla pentola unto Boss di Gioma.

Chiamate le sacre vergini le congedo' dicendo "Le perle d'oro
fortuna  di  Gioma  non saranno piu' vostro  corruccio,  ma  mio,
tornate  alle  vostre case giacche' io rechero'  la  ricchezza  a
questa terra".

Gervasino  lascio' quel di' Gioma e visse i suoi ultimi giorni  in
Nordeliga  dove fondo' un nuovo templio, ed Iuvenio Bosso giunse  a
Gioma  il giorno seguente la partenza di Gervasino per rendere lodi  a
Vertilio.



 (Da un documento tratto in Dewdney: il nome dei protagonisti e' stato
 variato, ogni riferimento a cose o persone e' puramente voluto).

                                               Ciao     Roberto.


--- QM v1.00
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fidonet/dalla_santa_sabbia_bossolodromia_libro_iv.txt · Last modified: 20/12/2021 05:08 by lrosa