====== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV ====== From : Roberto Macchi 2:331/102 04 May 91 01:48:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 1 Avvenne un di' che Pisanone figlio di Giuditta figlia di Mileno mori', ed il popolo pianse 16 notti e 64 giorni, indi esausto ando' in massa al tempio a parlare coi dotti. In quei tempi era sacerdote Iuvenio Ascaro figlio di Iuvenio Minore, uomo dotto ed addentro alle secrete cose. Il popolo si raduno' attorno ad Iuvenio ed Iuvenio tacque. "Cosa faremo noi, senza un Boss ?" disse un giovane scalzo, "Chi guidera' i nostri passi ?" gli chiese un vecchio laido, "Come cresceranno i nostri figli ora ?" supplico' una donna incinta. Iuvenio Ascaro, si alzo' e disse "Perche' cosi' mi interrogate o uomini stolti ? Perche' versate lacrime ? Non e' forse scritto chi piu' si umilia piu' sara' umiliato ?" e vedendo che il popolo ascoltava rapito prosegui' "Pisanone e' morto, ma io vi annuncio la venuta di un nuovo Boss. Quando la nera terra brillera' sotto la seconda luna egli giungera' a noi e tutti potremo riconoscerlo giacche' leggera' i libri sacri senza consultare gli oracoli e ci guidera' verso nuove terre" cosi' disse Iuvenio Ascaro e detto cio' si alzo' e usci' dalla terra di Mileno e nessuno piu' lo vide. Pasqualone, fratello di Pisanone, figlio di Giuditta udite le parole di Iuvenio chiamo` i suoi servi e gli disse di portargli una pentola ricolma di grasso, nell'intimita' della sua reggia. Quando i servi recarono la pentola di grasso egli vi si immerse e secondo la tradizione fu cosi' unto Boss, il sacro untore riverso' il grasso in una coppa e disse "Cosi' col grasso io ti ungo Boss in nome del Signore degli Oracoli" e detto cio' bevette. Ma quella notte nel sonno Iuvenio apparve al sacro untore e gli disse "Ungendo Pasqualone hai offeso il Signore, mai piu' ungerai Boss perche' le tue labbra ora sono immonde." ed il sacro untore destatosi pianse che le sue labbra erano immonde. Pasqualone seppe del sacro untore e lo fece chiamare e cosi' gli disse "Perche' tu piangi sacro untore, notte di gaudio ti ha recato dolore, il sacro unto del mio corpo non ti giova glorificando il Signore ?" "Pasqualone il tuo unto e' immondo, ed immonde ora le mie labbra che l'hanno toccato; dispera che alla seconda notte di sfavillio lunare un nuovo Boss giungera' a reclamare le terre di Mileno e Giuditta." questo disse il sacro untore, e Pasqualone adirato da tali parole lo investi'. Il popolo soffriva quei giorni, oppresso dagli stenti ed umiliato dall'opulenza delle feste alla corte di Pasqualone. Pasqualone uccise sessantaquattro volte sedici uomini in quattro maniere diverse: I primi li appese per gli alluci sulle vasche dei bagni col capo intinto nel candido latte e cosi' li annego'. I secondi rinchiusi nelle stalle dei sacri elefanti vennero asfissiati dagli umori venefici. I terzi li arse nella pira funeraria del sacro untore. I quarti li fece squartare in quattro quarti e ogni quarto fu appeso su una delle quattro porte della reggia. In quello stesso periodo Pino, nato da Juppi figlio di Armando figlio di Lida figlia di Marta, traversava le terre di Mileno e Giuditta per recarsi al tempio. --- ME2 * Origin: Non andate mai a letto con gente piu` strana di voi (2:331/102) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 09:21:00 To : Pietropaolo Bianchi Subj : ... =============================================================================== PB> arf arf e poi e poi? come continua? Vogliamo il seguito! Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 2 Pino Gervasino giovane fedele ottemperava ad i suoi doveri, ma il suo giovane cuore aspirava a correre ancora la prateria dove era cresciuto. Giunto al crocevia che biforca la via da Jabha per le terre sacre, incontro' un vecchio obeso caduto in una pozza di melma. Gervasino arresto' il suo elefante e sceso a terra aiuto' il vecchio ed il vecchio disse "Tu sei Gervasino nato da Juppi figlio di Armando figlio di Lida figlia di Marta madre dei Juppis." E Gervasino sorpreso "Come fai tu vecchio obeso a sapere chi io sono ?" Ma il vecchio continuo' "Gravi prove ti attendono nelle terre di Mileno e Giuditta, ma aspetta qui in questa pozza di melma immonda quattro notti a giungere a Gioma, attendi che la notte sia salda e la luna lucente, cosi' giungerai a Giuditta il quarto giorno." "Tieni questo libro senza parole per gli oracoli" e porse un libro azzurro a Gervasino "questo libro tu porterai al tempio ed il libro portera' te al Tempio" e detto cio' il vecchio obeso si sollevo' dalla pozza di melma, la sua epa tronfia si gonfio' e divenne una palla di lardo. Gervasino colpito da quel prodigio era intimorito ed urlo' "Come posso io sapere se tu sei un servo del Signore od un prodigio di magia" e la palla si sollevo' e brillo' e soffrisse e disse una voce profonda "Tu che sai delle scritture senza parole sai di me che sono il tuo Signore" Gervasino cadde in ginocchio e ripete due volte "In verita' io sento nel mio cuore che tu sei il Signore degli oracoli senza labbra." e detto questo la seconda volta si fece il segno dell'oracolo senza labbra e la palla lucente scomparve. Cosi' Gervasino si stese nella pozza ed ivi dimoro' quattro notti ed al sorgere del quarto giorno indi si sollevo' dalla melma e pregando si diresse a Gioma. Giunto alle porte Gioma un giovane vestito coi colori rosso ed azzurro gli venne incontro e lo saluto' "Salve a te o Gervasino, le cui vesti maleodoranti nascondo il profumo dell'anima eletta grandi cose ti attendono a Gioma e sarai prodigo di mirabili imprese prima che la luccicante luna sia alta in cielo" e detto cio' il giovane prosegui' ed le nuvole che oscurarono il cielo si squarciarono a liberare la luna luminosa. E le tenebre quasi cedettero a tale splendore ed il popolo che osservava triste l'orizzonte della seconda luna si rallegro' e disse "Se la terra brilla dello splendore celeste e' segno che il Signore ha inviato un nuovo Boss" ed ancora "Esultiamo che i giorni del dolore volgono al termine". Ed il popolo corse alle sedici porte di Gioma e scrutando le carovane in arrivo cercava di riconosce il Boss del Signore. E Gervasino entrato in citta` fu subito notato per il suo portamento e tutti lo guardavano. Grande fu il visibilio quando Gervasino giunto innanzi al tempio trovo' subito un posto per il suo Elefante. --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 14:27:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 3 Ma giunse in quel momento un Elefante con le guardie di Pasquinone inviate per catturare il Boss del Signore. E la guardia minaccio' Gervasino dicendo "Chi sei tu dal grande fetore che giungi in codesta notte col tuo elefante in Gioma ?" Ma Gervasino che sentiva salda su se la mano del Signore rispose "Io sono Gervasino, nato da Juppi figlio di Armando figlio di Lida figlia di Marta, giunto dalla lontana Jabha per rendere lode al Signore tramite gli oracoli." Il capo delle guardie impaurito ordino' ai suoi soldati "Prendiamo questo Gervasino e rinchiudiamolo, egli giunto a Gioma ha gia' radunato folla e reca disturbo al popolo." "Io vengo in nome del Signore degli oracoli senza labbra, la cui gloria e' lucente come una lama sguainata nel deserto." disse il figlio di Juppi e sguaino' la spada il cui splendore offese gli occhi dei soldati che caddero in ginocchio. "Prendiamo questo Gervasino e rinchiudiamolo, giacche' bestemmia Iddio il Signore degli Oracoli senza bocca" ordino' il capo delle guardie, ma i soldati non si mossero e si fecero il segno dell'oracolo. Il guardiano estrasse la spada ed incalzo' Gervasino, ma la mano del Signore era su Gervasino ed il guardiano fu trafitto. E Gervasino entro' nel tempio mentre tutti esultavano e giunto dinnanzi al nuovo sacerdote Iuvenio Bosso figlio di Iuvenio Ascaro prole di Iuvenio Minore questi lo saluto' dicendo "Salve a te o Gervasino, caro ad Iuvenio Ascaro ed a lui ignoto, caro al popolo ed a lui nuovo, potente perche' potente e' la mano del Signore." E Gervasino si fece il segno dell'oracolo ed il Iuvenio lo ripete', e Gervasino segno' l'oracolo e tutto il popolo fuori si segno'. E estratto il libro sacro disse "Questo libro parla senza labbra con le parole dell'oracolo che non favella; il Signore me lo diede ed io lo lessi nel sonno con l'aiuto dei servi del Signore". "E' un cantico di lode le cui parole vi predico affinche' riconosciate in me l'operato del Signore" e si fece il segno dell'oracolo, ma non segno' l'oracolo che il tempo era poco. "Popolo di Gioma, sventurata che diede i natali ad un unto immondo. Io vi reco Gervasino affinche' vi riporti sulla strada che porta a me, vi conduca in terre ricche di elefanti e di ricchezze." E porto' il libro all'oracolo che lo lesse ed Iuvenio ripete' le parole per il popolo ed il popolo esulto' che la profezia era compiuta. Pasquinone udi' dai suoi servi del prodigio e fatta cintare la reggia impugno' il sacro topo bianco ed cerco' di calmare la folla che circondava il palazzo. Gervasino giunto sul suo elefante scese ed urlo' alle guardie del palazzo di gettare le armi ed aprire le porte giacche' era giunto il nuovo Boss inviato dal Signore "Gettate le armi ed aprite le porte cosi' che io sia il vostro Boss e rinnegate il male o sarete perduti." --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 14:28:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 4 Seicentoquaranta uomini gettarono le armi ed corsero ad aprire le porte, ma trecentotrentatre' fedeli all'immondo li assalirono e lottarono. E prima che la luna fosse alta in cielo Gervasino disse "I giusti che lottano per il Signore nel palazzo sono protetti dalla mano del Signore" e salito sull'elefante lo fece barrire e quel barrito poderoso acceco' i perduti che impazziti caddero a terra tra orrende convulsioni "Cosi' la voce del Signore e' cara ai giusti cosi' la voce del Signore e' tremenda per gli immondi" cosi' parlo' Gervasino. Ma Pasquinone che si turava gli orecchi con la cera bestemmio' il nome del Signore dalla torre alta del palazzo dicendo "Tu che sei il Boss del Signore salva i tuoi fedeli dalla mia ira e salva te stesso dalla mia potenza" pronunziate queste parole con la spada trafisse tre vergini fedeli al Signore. E Gervasino sali' sulla torre alta del palazzo ed uccise Pasquinone con la spada lucente, fatto cio' chiamo' i servi ed ordino' che ogni donna fosse sepolta in una diversa fossa con sopra scritto "Amai il Signore grandemente e per lui grandemente soffrii ora grandemente godo nel suo regno". Chiamato il servo piu' immondo del palazzo, noto col nome di Dienolo lo fece lavare e staffilare dalle vergini sacre, indi vestire con vesti cucite in oro. Il figlio di Juppi disse a lui "Ora che sei mondo, mai essere fu piu' puro di te, tu Dienolo figlio del fango le tue sante labbra pasci del sacro grasso della mia pelle unta". E con la pelle ancora satura della buca di melma si immerse Gervasino nella pentola di grasso e Dienolo ne bevette a gran sorsi tanto che il livello della pentola calo' di quattro miligi. "In verita' mai grasso fu piu' dolce per alcun sacro untore, ed io cosi' ti ungo Boss del Signore, mondato che sono dalla sua bonta'". Gervasino scelte sedici vergini del popolo le fece denudare nelle sacre vasche e donando ventiquattro perle di oro zecchino a ciascuna gli disse "Ognuna di voi rechera' venti quattro perle di oro zecchino a me ogni notte raccogliendole per le strade in nome del Signore; e ogni perla gravida sara' di altre ed ognuna di voi portera' ricchezza ad Gioma. Ma le vostre perle, quelle che io vi dono, mai cedetele che tutto quanto avete raccolto sara' altrimenti sperso al vento." Ed ogni perla compensera' un torto o alleviare' un dolore, cosi' sara' Gioma risanata quattro volte per le sue sofferenze e sara' chiamata la citta' dell'oracolo senza labbra che reca perle d'oro zecchino ed ogni fedele vi giungera' per donarvi perle." Cosi' ogni vergine scelta reco' in capo a sedici giorni tante perle quanto predetto, e, tutte, colmarono una coppa di alabastro di centoquarantasettemilaquattrocentocinquantasei sfere di perfetto oro ricolme di madreperla. Le perle sanarono la citta', la fecero ricca ed armarono un esercito di ottomila elefanti e sedicimila uomini, Gervasino lo condusse contro la citta' di Rutilia e ne vinse sul campo le forze. --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 17:43:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 5 "Generali delle truppe di Gervasino, fedeli del Signore mandate ambasciatori a Rutilia che trattino la pace, giacche' l'oracolo di Rutilia e' caro al Signore e noi non lo conquisteremo con l'acciaio se potremo averlo con l'oro" disse Gervasino Boss del Signore. Ma gli ambasciatori tornarono da Gervasino dicendo "Signore di Gioma, Rutilia e' ricca di oro e di orgoglio e salde le sue mura ancorche' prive della forza perduta in battaglia, l'oracolo del Signore e' prigioniero nelle segrete della cittadella e minaccia di morire se attacheremo le mura." Il Signore di Gioma dormi' quattro notti sudando ed ansimando, alla fine della quarta, quando il sole gia' balenava all'orizzonte egli fece un sogno. Gervasino su di una palla in cima ad un irto monte osservava il sole nascente che parlava senza labbra "Tu che sei Gervasino, nato da Juppi figlio di Armando figlio di Lida figlia di Marta, ascolta le mie parole e guarda la palla su cui siedi" ed egli guardo' la palla e la palla immota vibro' sotto il suo sguardo, e Gervasino si calmo' perche' il Signore era con lui e l'aiutava. Il giorno seguente Gervasino ando' al tempio indossando le vesti sacre con il sacro topo bianco nella destra e disse ad Iuvenio Bosso, "Oh grande sacerdote, parla all'oracolo senza labbra, che la tua voce, ancorche' privo di orecchi, e' l'unica che lo puo' raggiungere" "E che potro' dire io, oh Gervasino, che tu stesso non sapresti dirgli col calore del Signore stesso." "Tieni questo sacro libro" disse prendendo un libro sacro dagli scaffali "e daglielo quando il cielo sara' luminoso per la ottava ora, io a Rutilia liberero' un oracolo. "Mio Boss, grande Gervasino, che potra' mai questo vecchio libro sacro dire all'oracolo che gia' non sappia ?" "Con il sacro topo bianco disegna un cerchio ed indi ponigli occhi e labbra ed orecchie, e nel cerchio un albero di olivi come quello che sorge un quarto di miglio verso Rutilia e l'oracolo sapra'." e diede il sacro topo bianco all'oracolo che poso' il suo topo bianco e bacio' la mano di Gervasino. "Mai sacerdote tocco' il sacro topo bianco del Boss, tu solo che ascolti le parole dell'oracolo prima che le legga puoi far questo, io caccero' il mio topo bianco in una buca e terro' il tuo finche' vorrai." E giunta la settima ora Gervasino schiero' dinnanzi a Rutilia mille elefanti e tremila armati e ordino' alle schiere "Uccidete ogni uomo che incontrate finche' non sentire il canto del sacro elefante, da quel momento non uccide piu' alcuno e difendetevi solamente che la citta' si sara' arresa." Giunta l'ottava ora Iuvenio Bosso porse il sacro libro all'oracolo e disegnato un cerchio vi pose occhi labbra ed orecchi ed all'interno un albero di ulivo come quello che orgoglioso sorge sulla strada tra Rutilia e Gioma. E fatto questo l'oracolo parlo' parole cosi' dolci che le porte di Rutilia si schiusero e l'armata di Gervasino le penetro' uccidendo ogni uomo che incontrava. Gervasino conquisto' l'oracolo di Rutilia e liberatolo gli porse il libro del sacro elefante e l'oracolo parlo' con il canto del sacro elefante e le schiere di Gervasino non offesero piu' alcuno. Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 6 Caddero centomila e duecentoquaranta infedeli di Rutilia in tutto e le schiere contandoli gridarono al prodigio ed invocarono il Signore ed il suo Boss Gervasino. "Prendete le donne di Rutilia fra i sedici ed i ventiquattro anni, e distribuitele fra i soldati." ordino' Gervasino. Ma il vecchio saggio sacerdote del Signore rinchiuso a Rutilia disse a Gervasino "Io che sono fedele al Signore ho una figlia di Sedici anni, risparmiala" e disse un vecchio amico del sacerdote "Io che sono amico del sacerdote del tuo dio ho una figlia di ventiquattro anni, risparmiala". Gervasino rispose "Io sono il Boss del Signore ed il Signore dice: Le donne dei nemici sono tue se avrai l'ardore di vincerli, calde scalderanno le carni dei soldati che le hanno liberate dai falsi culti. Ma tu che sei il sacerdote del Signore hai dimenticato le sue parole, ed io Gervasino, nato da Juppi figlio di Armando figlio di Lida figlia di Marta, Boss del Signore donero' tua figlia ai lupanari del Signore cosi' che abbia a confortare le carni dei fedeli miseri e doloranti giacche' crebbe nella tua misera e traballante fede. E tu che rinneghi il tuo Dio per salvare tua figlia sarai rinnegato da lei giacche' coricato fra le ortiche sarai arso vivo, a monito che il Signore e' clemente con coloro che l'adorano ma giusto con coloro che lo ignorano. La tua figlia tuttavia sia data alle schiera che la salda schiena sapra' reggerne l'impatto ed il suo portamento indica come non dispregi cio', ma la tua minore di otto anni sara' salvata, perche' il Signore e' misericordioso, e fatta mia sposa mi salutera'." E la figlia del sacerdote rinnegato venne portata al lupanare, l'amico del sacerdote arso fra le ortiche e la di lui figlia ceduta alle schiere. Ma la figlia minore, nomata Siria, sposo' Gervasino e lo saluto' per duecentocinquantasei notti in fila, e impregnata dal suo seme gli genero' quattro figli in quattro anni compiuti che ebbe sedici anni. Ed il regno di Gioma si estese sulle terre di Rutilia ed annesse Jabha senza combattere, e le vicine contrade di Antolia e di Leta si unirono intimorite dalla potenza del Boss del Signore ed armarono un'armata di tredicimila elefanti, cinquantamila soldati. La vicina citta' di Fidogna che temeva per il suo regno invio' trentatremila uomini, ventisettemila cammelli ed armo' ben centosettatre enormi elefanti gialli dalla coda enorme e carica di veleni e pungiglioni. Dinnanzi a quella forza Gervasino raduno' i suoi generali e li incito' dicendo "I nostri appiedati sono solo un quarto dell'armata nemica ed i nostri elefanti appena la meta', non abbiamo nemmeno un agile cammello e per la prima volta incrociamo gli enormi elefanti gialli, ma il Signore ci sorride e questo ottuplica le nostre forze." --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 17:44:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 7 "Come potremo noi combattere una simile forze nel deserto dove i nostri uomini non possono occultare il loro numero o nascondere le loro intenzioni ?" chiese un generale. "A otto miglia da qui si trova un fiume sotterraneo che emerge per venti volte mille e ventiquattro igigi dal suolo e che gli abitanti delle terre di Rutilia chiamavano Routento, noi ci ritireremo oltre il Routento e lo traverseremo sui ponti di pietra, e quando giungera' il nemico coi nostri dardi lo finiremo" cosi' parlo' il figlio di Juppi e tutti i generali obbedirono ed ordinarono le truppe per la ritirata. E le forze di Gioma si ritirarono oltre il Routento e traversarono gli stretti ponti di Pietra con gli elefanti, superato il terrapieno del Routento. Osservando la ritirata le forze di Carcica ed Antolia li inseguirono in fretta con gli elefanti ed i cammelli fin sul terrapieno del Routento, ma giunti li' videro come fossero stretti i ponti di pietra e si arrestarono attendendo i soldati. Sicche' vedendo le armate di Gervasino apprestarsi allo scontro scavando trincee a seicentoquaranta igigi dal Routento si prepararono all'assalto lasciando indietro gli elefanti gialli troppo grossi per i ponti di pietra ed approntarono un ponte in legno per questi. Pronti che furono si scagliarono attraverso i quattro ponti con cammelli ed elefanti mentre i soldati lentamente seguivano protetti. E Gervasino ordino` alle sue armate "Scagliate i vostri dardi copiosi nel cielo che cadano sul nemico e lo disperdano perche' solo cosi' potremo portare la lode al Signore di questa vittoria" e le armate di Gioma scagliarono migliaia di dardi. Succedeva cosi' che armate di Antolia e Carcica ridevano di quei dardi giacche' da tale lontananza erano innocui contro i cammelli e contro gli elefanti, ma il Signore pose la sua mano sui dardi e questi colpendo il Routento lo incendiarono e Gervasino sorrise. "Oh Signore degli oracoli senza labbra, benedetta la tua mano che guida i nostri dardi ed incendia le torbide acque del Routento incendiando e tonando" ed il Routento brucio' e tuono' ed ogni cammello cadde al suolo senza piu' alzarsi e le armate di Antolia e Carcica arsero. "Beato te, Signore di Gioma, che fai ardere gli elefanti ed atterri i cammelli." e il Routento tuono' ancora, e scaglio' migliaia di dardi di fuoco che colpendo gli elefanti li arsero, e dalle fiamme nuovi nugoli di dardi fiammeggianti nacquero ad ardere ancora. Ed ogni elefante arse, tranne gli elefanti gialli che rimasti indietro si trovavano aldila' del Routento con le forze di Fidogna ed i superstiti delle armate di Antolia e Carcica. Cosi' le armate di Gioma esultarono ed osservarono il nemico in fuga accamparsi aldila' del Routento in fiamme in attesa. Ed ogni giorno che passava quattromila e novantasei soldati dell'armata nemica fuggivano terrorizzati nel deserto e tutto il campo di Fidogna era pervaso dalla paura. Ed il Routento arse quattro notti, ed il quinto giorno Gervasino ordino' ai suoi generali di costruire un ponte lucente sul Routento che ancora ardeva e di assalire il campo nemico, e le fiamme del Routento si aprirono al passaggio dell'armata di Gervasino. Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 8 Cosi' colpiti di sorpresa vennero uccisi tutti i soldati di Antolia e di Carcica e catturati ventitremila uomini di Fidogna e la meta' degli elefanti gialli dalle code velenose fu preda di Gervasino mentre l'altra meta' cadde arsa, immota per la sete. Ed il Generale Salsonio, distintosi sul campo, chiese a Gervasino "Oh Boss di Gioma, figlio di Juppi, che dovremo noi fare dei ventitremila prigionieri che bestemmiano il Signore e si rotolano nella sabbia per la sete? E cosa faremo degli elefanti gialli che gli uomini guardano con sospetto e di cui temono le enormi code accuminate di punzoni velenosi ?" "Disseta i prigionieri con la nostra acqua, ma non farli bere dalle borracce giacche' essi sono immondi e contaminerebbero le truppe, costruisci una conca e riempila di acqua, di li i figli di Fidogna berranno per tacitare la sete. Fatto cio' conducili a Rutilia come schiavi e li falli battere, indi li impiegherai per costruire un tempio all'oracolo senza labbra di Rutilia." disse cosi' il Boss di Gioma. "Gli elefanti gialli dalle code velenose saranno condotti a Gioma ed ivi mostrati al popolo in modo che impari a conoscere queste creature che rigogliose crescono nelle terre dalle lingue nere ma che sono sconosciute nei deserti. Tuttavia ghiacce' la sete degli elefanti gialli e' segno del malanimo del Signore verso queste creature resesi serve di Fidogna, tu li sacrificherai l'ottava luna nel campo delle lame in lode al Signore, e cosi' solamente gli saranno graditi." cosi' parlo' il Boss di Gioma e delle terre di Mileno e Giuditta. E gli rispose Salsonio "In verita' la tua saggezza e' grande oh figlio di Juppi, caro al Signore". E Salsonio costrui' una conca, la riempi' di acqua e disseto' i prigionieri, ma questi continuarono a bestemmiare il Signore iddio, sicche' fu giusto il batterli a Rutilia come aveva comandato Gervasino e laggiu' eressero un tempio per l'oracolo senza labbra. E condotti gli elefanti gialli a Gioma la popolazione li vide, li tocco' e piu' non li temette, cosicche' fu monda da quel terrore pagano ed il Signore gradi' ancor piu' il sacrificio. L'armata di Gervasino avanzo' nelle terre di Antolia e Leta e conquisto' le due citta' in capo a sedici giorni, ma giunto alle porte di Fidogna si accampo' poiche' il Signore gli aveva detto di non lottare per Fidogna. La popolazione di Fidogna, forte di molti uomini armati, attendeva attonita dagli spalti l'assalto di Gervasino, ma Gervasino obbedi' al Signore e dormi per quattro notti nel campo innanzi a Fidogna senza assaltarla. Regnava allora su Fidogna, citta' immonda, Giorgio il Minore, ateo bestemmiatore, e giacche' egli temeva per se stesso e per la sua carica decise di trattare con Gervasino o di ucciderlo con una nefanda azione. Ma dato che la guardia al campo era stretta ed i sicari di Giorgio non riuscivano a penetrarlo chiese a Gervasino di visitare la citta' per conoscerne la popolazione dicendo che sperava che cio' lo movesse a pieta'. --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 17:45:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 9 E Gervasino secondo il consiglio del Signore accetto' e visito con sedici guardie la citta' di Fidogna sotto la guida di Giorgio Minore. Vide cosi' la miseria degli abitanti di Fidogna e la loro immonda condotta, rotta alle lussuria ed alla violenza alternata ad una pigra esistenza. Visito' i mercati di Fidogna, gonfi di ogni merce e portatori di ricchezza per la citta'. E vide il fumo nero che disseta, che avidamente si beve a Fidogna e che rende ebbri. Alla sera venne invitato al festino del Re Giorgio, ma ordino' alle guardie di non mangiare o bere nulla perche' queste libagioni erano immonde ed egli stesso sedette a tavola senza bere e senza mangiare. "Perche' offendi la mia tavola e la mia ospitalita' e non mangi le vivande preparate per te" disse Giorgio adirato, ed allora Gervasino prese alla sua destra una porchetta, la taglio' e ne offri alle guardie ed egli stesso ne mangio'. E prese indi una brocca di vino acido dei servi la verso' nella coppa e ne bevve dicendo "Il mio palato ama il vino acido delle piantagioni del sud, perdona se noi gente di Gioma gradiamo solo questo" e ne offri alle guardie che bevvero avidamente. Ma tutta la tavola era imbandita coi bracieri che generano il nero fumo che disseta, e tutta la corte ne beveva a grandi labbra, cosi' Giorgio disse "Perche' o Boss di Gioma non assaggi il nero fumo che disseta e porta la felicita' ?" E Gervasino disse prontamente "Il tuo nero fumo non e' gradito al mio Signore ed io non posso berne sebbene sia di pregevole qualita', eppure potrei cedere al tuo invito se tu accettassi un mio trattato di pace." Giorgio il minore, sorpreso dalle parole del figlio di Juppi, accondiscese ed ascolto' il trattato "Io berro' il tuo nero fumo e risparmiero' la tua citta' lasciandola libera dall'assedio se tu mi condurrai un quarto della meta' delle donne di Fidogna ed un ottavo della meta' degli uomini scelti tra coloro la cui eta' e' compresa frai sedici ed i trentadue anni." cosi' dicendo avvicino' a se un braciere e bevve nero fumo e le sue guardie curiose assaggiarono anch'esse il sapore del nero fumo. "Se tu berrai al braciere di nero fumo che ti offriro', accettero' il tuo patto, pero' prometti di fermarti nel mio palazzo questa notte, perche' il nero fumo e' forte e dovrai riposare comodo." disse il Re di Fidogna, e Gervasino acconsenti' ed invio' un servo per dire all'armata che avrebbe dormito nel palazzo. Venne portato un braciere colmo di erba verde che bruciava e generava nero fumo spesso e denso, molto piu' forte di quello che Gervasino aveva assaggiato, e Gervasino lo bevve e si corico' nella stanza del Palazzo. Ventitre' schiave lo dilettarono in quella stanza piena di cuscini e gli offrirono frutta e bevande, ma egli le rifiuto' dicendo "Perche' mi offrite frutta e bevande voi schiave di Fidogna, gettattele via e salutatemi" ed ogni schiava getto' la frutta e le bevande e lo saluto' senza posa fino a notte fonda. Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 10 Dato che il fiato di Gervasino era ancora saturo del nero fumo che disseta le schiave caddero presto sazie e dormirono ed alla quarta ora del mattino Gervasino nel sonno vide un tondo lucente che gli parlo' dicendo "Lode a te Gervasino, figlio di Juppi, Boss di Gioma, il Signore ti loda per la tua perspicacia, dormi tranquillo, le tue guardie dormono anch'esse ebbre di nero fumo che disseta, ma due angeli in forma di bracieri di nero fumo faranno la guardia alla tua porta. Costruisci una citta' presso la vicina cava usando la gente di Fidogna e porta via queste schiave mondate dal peccato, chiama la citta Nordeliga e lascia Fidogna giacche' essa e' immonda ed il Signore non la gradisce." All'alba le guardie si destarono e conscie del loro sonno corsero nella stanza terrorizzate, ma trovarono Gervasino che sedeva fra le schiave "Non temete guardie per me, che il Signore degli oracoli senza labbra ha posto la sua mano su di noi e ci ha protetti dal nero fumo" disse Gervasino. Ed il capo delle guardie si getto' in ginocchio' "Quale pena potra' mondarci dal peccato che abbiamo commesso o figlio di Juppi". Ma Gervasino si sollevo' e disse "Alzati mio fedele, giacche' voi siete mondi dal nero fumo immondo, la vostra sincera paura vi ha ora purificati, altri pagheranno per questo peccato, tornate con me al campo e riferite del nero fumo che rende immondi e del dolore che reca ai vostri capi cosicche' non solo sarete puri, ma preverrete il peccato dei vostri compagni." E le guardie uscirono sbalorditi dalla saggezza di Gervasino e riferirono ai compagni del nero fumo che disseta e rende immondi. Saputo Giorgio che Gervasino era sopravvissuto al nero fumo spesso che da' l'oblio e che i suoi sicari erano caduti in catalessi avvicinandosi alla stanza di Gervasino, si spavento' e corse dal Boss di Gioma e gli urlo' "Chi sei tu che disdegni la mia ospitalita' rifiuti le mie bevande migliori, getti via la frutta scelta per giacere con queste sgualdrine ?". Ma Gervasino ritto gli risposte "Io sono Gervasino, figlio di Juppi, Boss di Gioma e conquistatore di Rutilia, di Antolia e di Leta, colui con il quale hai stretto iersera un patto e mi aspetto che tu lo osservi, oh Giorgio Minore ateo bestemmiatore." e detto cio' lascio' la stanza e torno' al campo conducendo le ventitre schiave pagandole ognuni centoventotto coine d'argento e pago' anche per la creatura che stava crescendo nel ventre di una schiava e che sarebbe stata anch'essa schiava. E dagli spalti Giorgio Minore bestemmiava e tremava guardando l'armata di Gioma che levava le tende e chiedeva "Chi e' costui che risulta tanto scaltro dinnanzi ai veleni?" e interrogava un servo ebbro di fumo nero "Chi e' costui che paga una schiava sedici volte il suo valore, ricco com'e` di schiave?" ed ancora diceva ad un cortigiano "Ora saremo distrutti ?", e la sua corte chiamava Gervasino "Sentiente" per aver riconosciuto in una schiave il seme della vita. --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 17:59:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 11 Sicche' colto dal terrore raduno', Giorgio, la sua gente in piazza e scelto un quarto della meta' delle donne della citta' ed un ottavo della meta' degli uomini li fece condurre al campo di Gervasino come schiavi. Ed il popolo di Fidogna che era immondo esulto' per la perdita dei fratelli e delle figlie pensandosi salvo e bevve copiosamente il nero fumo che disseta. Allora Gervasino ordino' agli schiavi di recarsi alle vicine cave e di edificare li' una citta' di nome Nordeliga, costruita la quale sarebbero stati liberi. Ed in capo a otto lune Nordeliga era gia' ricca di palazzi e di templi che cantavano lodi al Signore, mentre Giorgio curioso guardava dagli spalti il lavoro degli schiavi ed inviava servi a spiare. La notte dell'ottava luna, una pioggia benefica irroro' la terra ed ogni braciere arse di luce nuova generando nero fumo spesso e tutta Fidogna ne fu pervasa e tutti dormirono il sonno che da' l'oblio. Gervasino ordino' agli schiavi "Andate a Fidogna e ripulitela dai cadaveri che l'ammorbano e portate le ricchezze ad Nordeliga, li' vivrete prosperi lodando il Signore, ora che questa impresa vi ha mondati. Giacche' il Signore e' stato buono con voi, ma giusto con Fidogna; sperdetene la memoria ed esaltate Nordeliga come citta' felice." E gli schiavi andarono a Fidogna e la ripulirono, prese le ricchezze le portarono ad Nordeliga che crebbe in sedici anni fino a divenire la piu' ricca citta' ad Ovest del Routento e la piu' ricca, e Nordeliga s'allargo' fino a inglobare le spoglie di Fidogna che ne divennero i quartieri poveri. Cosi' si dimenticarono le genti, della citta' di Fidogna e delle sue usanza pagane, ed il nero fumo fu bandito ad est ed ad ovest del Routento, sicche Gervasino fondo' il regno di Gioma e lo estese su tutto il deserto conquistando le terre del Sublina e della Mclina fino al fiume sotterraneo Brigge e quelle dalla Qmaila e della Vumaila fino alla terra che confina coll'enorme fiume Bincleio. Gervasino, Boss di Gioma, condusse la guerra al nord con i Chattiani e sposto' il confine sessantaquattromila igigi a nord ottenendo 3 grandi e ricche citta' di quelle lande. Avvenne cosi' che il regno di Gioma crebbe ancora, e Gervasino costrui' una flotta di centoventotto navi da guerra e annesse l'isola di Sardeia che si sottometteva al suo regno in cambio della protezione dai pirati. E le flotte commerciali di Sardeia scortate dalle navi di Gervasino giunsero fino ad Frodolio e conclusero ricchissimi traffici riportanto beni di ogni tipo in patria. Le terre ad Ovest producevano copiose messi ed il Signore sorrideva perche' Gervasino era stato fedele, e Gervasino recava sacrifici al suo Dio. Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 12 Avvenne ora che un giorno, mentre il figlio di Juppi cavalcava nel sud del suo regno accanto al mare, il suo elefante si imbizzarri' e rovesciatosi al suolo mori'. "Debbo intendere questo come un segno di malcontento, mio Signore, oppure come una prova per la mia indegna persona." invoco' Gervasino, e si diresse a piedi verso il vicino villaggio di Coordian ove era diretto per incontrare un vecchio amico. Giunto a Coordian, senza scorta come era suo solito, fu tuttavia subito riconosciuto e tutti gli resero omaggi salutandolo "Boss del Signore", e giunto alla casa dell'amico questi s'inchino' e disse "Benvenuto te Oh, Gervasino figlio di Juppi, caro al Signore e suo Boss". "Lode a te buon amico." rispose Gervasino ed entro' ed i servi portarono libagioni e fu fatta festa sebbene l'amico non fosse ricco. "O nobile amico di Coordian, tu che mi hai insegnato a cavalcare le onde, indicami dove io possa fare ancora ora che il mio regno e' vasto e la mia gente felice" disse Gervasino ormai satollo di vino dolce, e l'amico rispose "Interroga l'oracolo o caro Gervasino e non me, che io sono indegno." Ma Gervasino insistette "L'oracolo senza labbra mi condusse qui, ed il mio elefante nuovo cadde esanime a tremila igigi da casa tua, il destino mi e' avverso ma io non vedo nubi, dimmi tu amico caro dove devo rinforzare gli argini" e cosi' dicendo bevette una coppa di vin dolce. "Allora parlero', sebbene io soffra per queste parole e speri che siano solo un falso presentimento del mio animo: Le nubi provengono dal tuo stesso candido letto giacche' chi vi giacera' sara' figlia di Franzolios il dio pagano ed ella contaminera' le tue carni e ferira' i figli di Gioma." e detto cio' si alzo' l'amico e lo lascio' solo. Gervasino cadde in catalessi e dormi' due giorni, destatosi torno' a Gioma su di un elefante e tutti lo salurano dicendo "Addio Gervasino Boss del Signore degli oracoli." A tre quarti di strada incontro una carovana di cammelli guidata da Persici che l'assali' ed uccisi tredici Persici condusse i superstiti come prigionieri a Gioma perche' fossero puniti. "Salsonio, capo dell'esercito di Gioma, conduci le tue forze verso sud e sgomina i Persici che infestano quelle terre." ordino' al suo generale e questi parti' per il sud e lo libero' dai Persici; indi Gervasino porto' i prigionieri dinnanzi al consiglio' e li giudico': "Persici del Sud, infedeli, cultori del culto di Franzolios, il Signore degli oracoli senza bocca vi diede la possibilita' di ravvedervi, ma il fetore delle vostre vesti vi e' caro; come porci dunque d'ora innanzi vivrete schiavi a pulire le cloache di Gioma." ed i Persici vennero condotti nelle cloache per pulirle con gli altri addetti. Indi prese le donne dei Persici le fece denudare e frustare e gli disse "Ora voi immonde sarete pulite dalla vostra fede e dalla lascivia e giacerete nei letti degli schiavi per dar loro ristoro dopo il lavoro." --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 18:00:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 13 "Come potremo noi donne pagare i nostri peccati in questo modo che ci arreca piacere invece che dolore." chiese una giovane dal viso coperto e si scopri' e gli occhi di Gervasino si accesero. "In verita' il Signore purifica col piacere oltre che col dolore, ed una volta purificate soffrirete per la vostra punizione." disse gonfio di bramosia il figlio di Juppi "Ma siccome il Signore e' buono con alcuni e giusto con altri; con te sara' buono e ti condurra' nel mio talamo perche' tu mi saluti." e detto cio' la fece condurre nel talamo e la saluto' senza alcuna sosta per tutta la notte. E Gervasino fu reso immondo da quei saluti ed ella gli disse "Tu che sei il Signore di Gioma, fammi tua schiava e mostrami la tua potenza." e Gervasino fece la donna sua schiava e le mostro' la sua potenza e ricchezza con banchetti e parate e le dono' centouno perle di oro zecchino ripiene di madreperla sicche' da allora la donna venne chiamata Isella, ovvero colei che riceve centouno perle di oro zecchino. "Ora con questa fortuna io edifichero' un tempio a te mio Signore" disse Isella, ma Gervasino le disse "A Gioma si venera un solo dio, il Signore degli oracoli senza volto" e Isella chino' il capo dicendo "Non sei forse tu il Signore di Gioma, mio padrone, che male faro' io innalzando una statua che celebri la tua forza." e con le arti sue lo convinse. Venne eretta una statua alta trentotto igigi nel centro della piazza dinnanzi al palazzo, ed intorno alla statua un colonnato di fattezze simili a quelle dei templi di Franzolios. Sicche' i sapienti del templio andarono da Gervasino e gli dissero "Oh Boss di Gioma, nella piazza innanzi al palazzo si erge un colonnato in onore di Franzolios, che dira' il Signore degli oracoli senza labbra." Ma Gervasino rispose "Il culto di Franzolios e' proibito, in ogni terra del regno di Gioma, ma quel colonnato e' volto ad esaltare il Signore di Gioma figlio di Juppi." a quelle parole i sapienti si fecero il segno dell'oracolo e impauriti si ritirarono al tempio. Disse allora Isella "Perche' non permetti che i tuoi sudditi rechino lode alla statua, cosi' come io la reco a te" e Gervasino ordino' che i sudditi recassero lode alla statua pena cento colpi di verga. Ed i sapienti vennero battuti e cosi' tanti sudditi fedeli al culto del Signore degli oracoli. Si reco' allora a palazzo Iuvenio Bosso e disse a Gervasino "Gervasino, unto Boss di Gioma, fammi battere perche' io non rendero' onore ad un colonnato." e Gervasino lo fece battere, ma quella notte pianse perche' si senti' solo. E cosi' quando Salsonio torno' dalla missione nel sud, rifiutandosi di onorare la statua, si accampo' lontano da Gioma per non entrare in contrasto col suo Boss. Ma siccome Isella era una femmina, essa seppe tenere a se fedele il figlio di Juppi, e salutandolo lo indusse a condurre le sue forze contro Salsonio, che per evitare lo scontro si arrese e fu incarcerato. Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 14 E Isella seppe tessere una rete di cortigiani a lei fedeli intorno a Gervasino e con questi tenne il regno ed impose il culto del colonnato ovunque pena centouno colpi di staffile. "Quell'uomo infame tramava contro di te e tu lo fai rinchiudere, rinnega i tuoi meriti e lo perdoni: uccidilo." disse Isella a Gervasino ed questi condanno' Salsonio a morte. "Concedi a me l'onore di liberarti da quel traditore." disse Isella e Gervasino le concesse di uccidere Salsonio a suo piacere. Sicche' Isella ando' nella cella di Salsonio e lo costrinse a salutarla con arti magiche, indi lo fece appendere, imbavagliato, per gli alluci sopra il suo letto per dilettare il suo sonno. Avvenne pero' che quella notte Gervasino sogno' un tondo oscuro davanti a se che diceva "Tu hai peccato o Gervasino figlio di Juppi, ma sei caro al Signore ripara ai tuoi peccati." e il Boss di Gioma si senti' rincuorato e fece revocare gli editti di Isella. Gervasino nella notte uccise tutti i cortigiani fedeli alla schiava facendoli soffocare nelle mangiatoie degli elefanti; gli elefanti gradirono il pasto quel giorno e cosi' Gervasino seppe che il suo operato era caro al Signore. E subito irruppe Gervasino nelle stanze della schiava e fece liberare Salsonio a cui chiese perdono "Perdono Salsonio, comandante delle forze di Gioma, perdonami come mi perdono' il Signore.". Salsonio s'inginocchio' e disse "Perdona me, perche' ho disperato, pur sapendo che la mano del Signore degli oracoli senza labbra era su di te." Indi disse Gervasino adirato alla schiava "E tu o Isella, la tua opera verra' cancellata, ma come potro' mai ripagarti del male che facesti ai figli di Gioma, tu stessa scegli la tua fine ?" Isella stesa sul letto si getto' in ginocchio allora dinnanzi al figlio di Juppi e lo supplico' lungamente, ma compresa la di lui ostinazione si rissolevo' e sprezzante gli disse "Oh figlio di Juppi, da Boss di questa citta' io ti innalzai a Signore di Gioma e piu' ad imperatore e Dio e piu' ancora ti innalzai a mio Padrone, che volevi dunque ancora che tu non possedevi ? Io saziero' la tua curiosita', volevi il peccato ed il rimorso, io strumento di forze celesti ti recai questo dono, ora ecco la mia ricompensa. La mia pena sia degna di me, fammi legare nuda ad un albero del cortile e cospargi il mio corpo di miele cosi' che le formiche rosse possano darmi quelle sensazioni che i tuoi saluti mai mi concessero." E questo ordino' Gervasino ed ossevo' le sue urla ed i suoi lamenti mentre le rosse formiche pizzicavano la tenera carne e piccole macchie di rosso sangue intaccavano quel candore apparente. Ma Gervasino era ancora ferito ed ordino' ai servi "Basta liberate la schiava e conducetela sulle montagne di Affa in una grotta e li' lasciatele viveri per centoventotto giorni sicche' possa vivere senza recare danno alcuno, poiche' essa prende piacere dalla sua pena invece che dolore." ed il Signore soffri' di quelle parole perche' aveva visto che Gervasino non era mondo, ma amava ancora il peccato. --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100) From : Roberto Macchi 2:331/102.100 06 May 91 18:00:00 To : Tutti Subj : ... =============================================================================== Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 15 Ed il regno di Gervasino prosegui' privo del brillante sfavillio che conobbe prima del peccato, ed il Signore era triste perche' i figli di Gioma non erano felici e perche' Gervasino non aveva piu' avuto gioia. Le sacre vergini che servivano il Signore per quattro anni raccimolando perle ed indi cedevano l'incarico a nuove vergini avrebbero concluso il loro compito col termine dell'anno, ma fra loro vi era preoccupazione: raccimolavano a stento ormai la loro parte, e gli oracoli senza labbra dicevano che presto tristizia avrebbe colpito quella terra. Cosicche' il sacerdote Iuvenio Bosso si congedo' dal tempio dicendo "Lascio questo tempio perche' per trentadue lune il dolore tocchera' il regno di Gioma, quando tornero' il dolore sara' passato." e tutti i sapienti furono tristi privi del sacerdote. Iuvenio Bosso ando' al palazzo e saluto' Gervasino dicendo "Addio Gervasino nato da Juppi figlio di Armando figlio di Lida figlia di Marta, caro mi fosti quanto caro al Signore degli oracoli senza labbra, ed i tuoi peccati piu' non ricordo, salutami ora che piu' non mi vedrai." e Gervasino lo saluto' e gli chiese ancora perdono. Una voce popolare diceva che la prima vergine che non avesse conquistato la sua quota sarebbe stata dannata ed alcune vergini lo credevano. Avvenne cosi' che quella notte, in cui la tristizia dei tempi era stata particolarmente grave, una vergine manco' di recare la ventiquattresima perla e dovendo tornare al palazzo cadde in disperazione sicche' invece di pregare il Signore degli oracoli prese una sacra perla di Gervasino e la aggiunse alle altre. Ma la pagana profezia era assai meno potente di quella santa e benedetta del Signore e cosi' un sedicesimo di un ventiquattresimo del regno, quella notte, fu disperso in cenere. Ed una parte corrispondente dei campi disecco', ed uguale percentuale di bimbi mori', ed i commerci rattrapirono. Ogni notte che passava tanto andava perso, e la vergine colpevole non osando confessare la sua colpa si uccise gettandosi sotto un sacro elefante del corteo reale. La fame colpi' le citta' lontane del regno, il terrore invase le armate e Salsonio dovette rinforzare i confini del Nord e tutto il regno soffri' per trentadue lune. Gervasino raccolse allora il popolo di Gioma davanti al Templio e disse "La mia profezia di sciagura e' compiuta, essa portera' Gioma alla rovina oppure scomparira' col mio incarico." e detto cio' chiamo' il figlio maggiore avuto da Siria che compiva allora sedici anni e lo porto' dall'oracolo senza labbra. "Io qui ti conduco perche' tu legga dai libri senza parole cio' che sanno leggere solo gli oracoli senza labbra" e porto' il sacro libro bianco all'oracolo, si fece il segno dell'oracolo e segno' il figlio e tutto il popolo tacque ammirato. Dalla Santa Sabbia, Bossolodromia Libro IV, 16 Ma anche il figlio tacque, sicche' tutto il popolo per un istante si dispero'. "Non disperare popolo, i figli di Gioma esultino, perche' io non leggo i libri senza parole, ma li scrivo." e detto cio' il figlio di Gervasino lesse ad alta voce le parole dell'oracolo che cantavano lodi al Boss di Gioma e ripreso il libro lo segno' e lo rese all'oracolo. Ed egli stesso fece il segno dell'oracolo e disse "Io sono Vertilio, figlio di Gervasino nato da Juppi figlio di Armando figlio di Lida figlia di Marta, e per volonta' del Signore e gioia dei figli di Gioma sono il nuovo Boss." e tutti lessero sull'oracolo la lode a Vertilio Boss di Gioma. Ed il cielo si oscuro' lasciando trafilare una luce solamente che colpiva il capo di Vertilio, cosi' fu che Gioma ebbe un nuovo Boss e la profezia fine. Il sacro untore unse cosi' Vertilio, dopo aver unto Gervasino anni prima, e disse "Oh dolce unto di questa pentola, dolce come solo poteva essere l'unto della stirpe di Gervasino, ma ancora piu' dolce, ora, perche' dolce sei agli occhi del Signore nuovo Boss di Gioma." e Vertilio usci' dalla pentola unto Boss di Gioma. Chiamate le sacre vergini le congedo' dicendo "Le perle d'oro fortuna di Gioma non saranno piu' vostro corruccio, ma mio, tornate alle vostre case giacche' io rechero' la ricchezza a questa terra". Gervasino lascio' quel di' Gioma e visse i suoi ultimi giorni in Nordeliga dove fondo' un nuovo templio, ed Iuvenio Bosso giunse a Gioma il giorno seguente la partenza di Gervasino per rendere lodi a Vertilio. (Da un documento tratto in Dewdney: il nome dei protagonisti e' stato variato, ogni riferimento a cose o persone e' puramente voluto). Ciao Roberto. --- QM v1.00 * Origin: < HandGrip Man > SysOp . of TakeAway_BBs (2:331/102.100)